appendice1

     I detrattori di Marconi fanno notare un inganno nella convenzione Governo italiano-Marconi, tra le altre cose, si era stabilito di far costruire alla Marconi, per 800.000 lire, una stazione ultrapotente che avrebbe dovuto comunicare con analoghe stazioni in Argentina e nelle varie destinazioni degli emigranti italiani. Ma la Marconi non si era affatto impegnata a costruire in Argentina, tanto che quelle stazioni furono costruite dalla concorrente Telefunken.
     Certa stampa italiana si scagliò contro questa convenzione tanto che il Marconi con una lettera al governo, si offrì di svincolarlo dall’accordo se non lo avesse ritenuto conveniente, senza alcun altro impegno, nemmeno i rimborsi per i vari sopralluoghi che aveva effettuato per scegliere la località più adatta per la stazione ultrapotente (questa fu Coltano, completata però, tra varie polemiche, solo nel 1912).

   Cito da Stefanoni (1903)
Noi vediamo invece che con l'articolo 1 della convenzione non si fa altro che stipulare con il Sig. Marconi la fornitura di tutto il materiale che il governo richiederà per l'impianto in Italia di una stazione radiotelegrafica “ultrapotente", destinata a comunicare con le stazioni ultrapotenti (!) della Marconi's Wireless Telegraph Company Limited di Londra e della Marconi's Wireless Telegraph Company of America. Non occorre dire che nessun documento attesta l'esistenza di tali compagnie, quale capitale abbiano versato... il Governo non curò nemmeno di obbligare le accennate compagnie ad impiantare realmente in America le stazioni radiotelegrafiche... Inoltre, poiché dette compagnie non intervengono nella stipulazione del contratto, è chiaro che esse non assumono nessun obbligo giuridico, giacché la firma del Sig. Marconi non è fatta come rappresentante di esse, egli a nome proprio non può che obbligare se stesso, a senso degli art. 1128 e 1130 del c.c.  Non si parla nemmeno in cosa consisterà la "ultrapotenza" delle stazioni. Nemmeno si parla che deve comunicare elettricamente e non otticamente. Nemmeno si è deciso dove si costruirà in Italia ma " la località dovrà essere riconosciuta adatta dal comm. Marconi”. Ondeché se al Marconi non accomoda approvare alcuna località, il Ministro si troverà nel caso del carnefice di Bertoldo; il quale, essendo stato condannato a morte, ed avendo ottenuta la grazia di farsi appiccare ad una pianta da frutto di suo gradimento, finì per scegliere una pianta di fragola. "Il Governo dovrà acquistare da Marconi ad i prezzi stabiliti da quest'ultimo, che costruirà e collauderà la sua stazione con uomini di sua scelta. Inoltre per il collaudo si verseranno 50000 lire delle quali 25000 ad personam a Marconi."…sono dunque lire 50000 che lo stato dovrebbe pagare solo per avere il piacere di violare a piacere di Marconi le disposizioni dell'art. 129 del regolamento sulla contabilità generale... Nessuna penale e' pattuita...si parla sempre del governo, mai del Re a cui appartiene il potere esecutivo...è la bancarotta della dignità dello Stato come fu bancarotta della dignità del Ministero quella di inviare espressamente all'estero il  comandante della Carlo Alberto per far firmare al Sig. Marconi la convenzione in esame. Le divergenze in questo modo dovrebbero essere citate verso i tribunali di Londra. Nessuna delle compagnie Marconi ha assunto nessun obbligo di costruire all'estero le stazioni che dovrebbero comunicare con la nostra. Per l'articolo 10 la stazione non potrà comunicare neppure a breve distanza e nei limiti delle stazioni semaforiche delle navi, che non siano munite degli apparecchi Marconi...dunque Marconi non ebbe torto a dire in un recente discorso tenuto a Londra, che lo Stato italiano gli forniva i fondi per continuare i suoi studi.

    Il nostro Stefanoni include molti allegati tratti dalla sua rivista 'la Critica' nei quali si dimostra che la possibilità di trasmissione dei segnali via radio non esiste

Da l'Elettricista, 1904:
... senza voler discutere se le condizioni sopra indicate sieno o no gravose, noi non riusciamo a comprendere come l'Onorevole Galimberti abbia potuto introdurre una condizione in aperto contrasto con leggi che avocavano allo Stato il monopolio di qualunque mezzo di comunicazione a distanza... era dunque uno strappo alle leggi fondamentali, ma fu un atto compiuto in un momento nel quale l'ardore popolare salutava Marconi con spintoni e ammaccature... Marconi si era infatti riservato di impiantare ed esercire stazioni private in Italia, riscuotendo la tassa.
     In ogni modo secondo la convenzione, con lo scoppiare della prima guerra mondiale tutte le stazioni RT commerciali in Italia passarono sotto in diretto controllo della Marina o dell'Esercito.

Bari-Antivari
    
Nel 1908 il governo italiano riscattò dalla Marconi la stazione Bari-Antivari, installata nel 1904, diventata non più remunerativa per la società di Guglielmo. 

appendice 2 ditte al 1929

***tabella ditte, file in word

appendice 3 la produzione

 

 

 

1925

1927

1928

1929

1930

1931

1932

1933

1934

1935

1936

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

produzione italiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

100M

 

importazione

 

 

19M

30M

40Mxsem.

89M

 

 

17M

 

 

 

esportazione

 

 

2,2M

1,2M

1Mxsem.

 

 

 

10000 app

 

 

n° abbonati italia

 

 

40.000

 

 

 

 

 

300.000

350.000

 

700.000

in Gran Bretagna

 

 

2,2M

 

 

 

 

 

5,5M

 

 

 

radiocorriere stampati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8M

 

abbonamento radiocorriere

 

 

 

 

 

 

 

 

25 lire

 

 

abbonamento radio

 

8lire

 

 

 

 

 

75 lire

80 lire

 

 

 

costo apparecchio 4 valvole

 

 

 

 

 

 

*

2000-3000

*

 

reddito italiano medio

 

3500

 

3358

3292

 

2368

 

2123

2117

2440

2442

consumo manzo

 

 

45 kg

 

 

 

 

 

 

 

35 kg

 

auto Balilla

 

 

 

 

 

 

 

10.000

 

 

 

 

Musagete Marelli

 

 

 

 

 

 

 

3000

 

 

 

 

radio Rurale

 

 

 

 

 

 

 

 

600

 

 

 

tassa per galena

 

12 lire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tassa per valvola

 

6 lire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

tassa per altoparlante

24 lire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

totale per radio 5v.

 

90 lire

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

promulgato decreto catenaccio

 

 

 

 

 

X

 

 

 

 

 

concorso Domus

 

 

 

 

 

 

 

 

X

 

 

 

conferenza Lucerna

 

 

 

 

 

 

 

 

 

X

 

 

 

Appendice 4

Radio Firenze un crogiolo di cultura

***la prima antenna di Radio Firenze nel 1932

     Vediamo la situazione di Firenze come esempio di quello che accadde alla rete radiofonica durante l'occupazione. Con l’occupazione americana della città, i nostri liberatori si attivarono subito per riattivare le trasmissioni radiofoniche e risistemare i locali di regia in via Rondinelli nel palazzo delle 100 finestre anch’essi saccheggiati dai tedeschi. La situazione passò sotto il controllo del PWB,  Psycological Warfare Branch, che doveva pensare alla corretta programmazione dell’informazione.
***astley*il capitano Astley

     Parte del personale fu reintegrata al suo lavoro, inizialmente escludendo chi si era compromesso col fascismo, in seguito reintegrato, preferendo i vecchi fascisti a nuovi elementi a rischio di Comunismo, movimento temuto dagli Alleati e verso il quale sembrava avviarsi l’Italia.
     Il PWB applicò inflessibilmente e senza badare al lato economico metodi di tipo americano alle nostre stazioni. In ognuna di queste, mano a mano che venivano occupate, si costituivano centri completi di produzione e cos’ a Firenze, come a Bari, Napoli, Roma, Bologna e Venezia, si installarono organizzazioni locali di giornali radio, di compagnie di prosa e orchestre fisse tutte per l’alimentazione della sola stazione locale.
     Da questa organizzazione trovarono una magnifica base di partenza e spinta tutte le tendenze autonomistiche regionale ed anche campanilistiche cittadine, sostenute un poco da tutti salvo che da Madre RAI, che piano piano, negli anni successivi alla riunificazione delle reti,  corrose e riportò alla nullità queste organizzazioni satelliti.

 ***raifi 1* cappello capacitivo dell’antenna di Firenze

     Firenze da 100 Kw fu approntata nel novembre 1946  con la nuova antenna antifading, insieme a Napoli II, Venezia I, Bologna I, Ancona e Messina.

***base*la base dell’antenna dopo l’abbattimento nel 2004

     La rete RAI fu riunificata il 3 novembre 1946 quando ancora il Radio Corriere usciva in due edizioni, per il Nord e per il Sud: il Radiocorriere torna in edicola il 23 dicembre 1945 in un edizione torinese, dopo l’edizione romana del 4 novembre 1945.

Appendice 5

I personaggi

     Presentiamo il gruppo costruttori in seno dell'ANIE

***soffietti low* Il presidente rag. Soffietti, vicepresidente dell'ANIE era gerente della Fabbrica Conduttori Elettrici Isolati, divenuta poi Watt Radio*

 

***novellone *Sandro Novellone entrò nell'industria a fianco dell'ing. Geloso e poi passò alla SAFAR, infine alla Irradio*

***mohwinkel low *Mohwinkler, nato a Milano dal 1926 collaboratore della Unda Radio.*

 

 

***ferrari low *Il cav. Ferrari proviene dall'ambiente automobilistico di Torino ed ha preso la direzione della Radiomarelli nel 1940*

 

***rattellini low *il rag. Rattellini fu prima in Pirelli, poi in CGE*

 

***salici low*Il sig. Salici è direttore delle vendite della Philips. Annuncia novità dall'Olanda.*

 

***jacobacci low *l'ing. Camillo Jacobacci entrò nel 1923, in Germania, alla Telefunken, è tuttora alla Siemens ed alla Olap a capo del campo radio.*

 

 

***cannas low*Il dott. Antonio Cannas, nato a Cagliari, è stato Direttore Centrale alla Italo Radio ed ora è direttore tecnico commerciale della Fivre.*

appendice 6 alcune ditte al '45

al 1945 FARM, Fabbrica Apparecchi Radiofonici Mazza.
     Intervista al sig. Mazza: sono allo stato latente, gli elettrotecnici direbbero stato potenziale... intanto vegeto un poco e faccio un po’ di vacanza...Non parla di programmi specifici ma lo spirito è battagliero. Presto le novità.

 Orem.
    
Il sig. Di Martino con l’ausilio finanziario di alcuni soci ha creato una nuova industria con criteri arditi. La OREM, Officine Radio Elettriche Meccaniche, via Durini, 5, Milano, stabilimento a villa Cortese, Legnano.

agosto 1945: IMER
    
Il nome nuovo, IMER di Luino, non deve destare alcuna incertezza in quanto il complesso produttivo è corredato di mezzi materiali e tecnici validi.I ricevitori prodotti appartengono ad una categoria cosiddetta di classe : il 5 valvole Verbano ed il radiofonografo Verbano2°. Imer Radio Industria Meccanica Radiofonica Luino (Varese). Uffici a Milano via P. Capponi,4.

SAFAR al 1945
     La Società non ha perduto nessun elemento direttivo, non ha subito licenziamenti e tutti sono rimasti al proprio posto quando il lavoro....non c'era. L'ing. Carenzi ha intenzione di riprendere regolarmente la produzione e presenta tre nuovi modelli di radio civili.

SIARE al 1945
     Via Durini a Milano, sede della direzione commerciale. Si trovano ancora Pippo Fontana ed Oppici, vecchie conoscenze in SIARE. La produzione riprende e si è visto un nuovo apparecchio sistemato in una custodia in dermoide a vari colori, munito di scala parlante a termometro e provvisto di una chiusura anteriore a saracinesca. La SIARE è riuscita a salvare dagli attacchi aerei e dalla rapacità teutonica il laboratorio (pensate un po’, i tedeschi avevano portata via il Fiat 1500 del Direttore e la X ha sequestrato la bicicletta al fattorino!), e tutto è in piena efficienza.

SUPERLA al 1945
...la situazione economico-finanziaria italiana, sebbene fluida e non stabilizzata, lascia intravedere una ripresa del ritmo del lavoro. In quanto all'industria radio, molte fabbriche, un tempo nominatissime sul mercato, sono restate nell'ombra in questo periodo sia perchè intente a riunire i vari reparti decentrati e suddivisi, sia perchè occupate a ricostruire gli stabilimenti devastati dall'ira furiosa della guerra. La Radio Superla che, colpita due volte nelle incursioni aeree del maggio 1944 ebbe lo stabilimento di viale Masini completamente distrutto. Il Dott. Margotti, da tempo condottiero delle vittoriose battaglie della sua ditta afferma che nella prossima stagione vuole che la Superla riprenda il suo posto in prima linea conquistato in 14 anni di ininterrotto lavoro e che gli eventi bellici non hanno potuto cancellare. Sebbene completamente mutilata ha continuato, parzialmente, dal luglio 1945 la propria attività con mezzi di fortuna, ma adatti allo scopo, una sede provvisoria in via Carlo Alberto, 14F. Con il primo settembre ogni attività verrà ripresa a ritmo normale e centro di tutto questo è lo stabilimento costruito ex-novo a Crespellano. La sede sociale e la direzione generale non si sono staccate dalla vecchia residenza e rimangono a Bologna. Alla Fiera di Milano saranno presenti col lancio di nuovi, originali modelli ed un interessante gamma di articoli per l'elettrodomestica.

LARIR Laboratori Artigiani Riuniti Industrie Radioelettriche.
     L’attività della LARIR, potenzialmente predisposta in periodo cospirativo è stata resa nota dalla data della liberazione, cioè dal giorno in cui il perito radio Orfeo Meneghetti ha potuto riprendere con piena tranquillità il suo lavoro ed organizzare una sezione commerciale. Laboratori provvisori in p.zza. 5 Giornate e via Ercole Ferraris. In particolare producono ottimi commutatori.

appendice7 specifiche modello anie
    
A seguito degli accordi intervenuti fra l’ispettorato generale delle telecomunicazioni del ministero PTT, il ministero delle finanze, il gruppo controllo radio e TV dell’ANIE e la RAI con l’interessamento della ANCRA, nell’estate 1951 mise in atto un’iniziativa destinata a favorire la costruzione e la diffusione di un ricevitore di tipo economico.
     I ricevitori concorrenti furono sotto posti a prove di omologazione che proseguirono fino al giugno 1952.
     Facilitazioni: rimborso al costruttore delle tasse di fabbricazione da esso corrisposte.

                   Abbonamento gratuito per 12 mesi ai non abbonati.

Capitolato: Una o più gamme d’onda compresa quella tra 525 e 1605 kc

                   Sensibilità non inferiore a 75 microvolt sulle OM e 150 sulle OC per un uscita di 50 mw

                   Selettività non inferiore a 30 dB a 9 khz su Om

                   Attenuazione di immagine non inferiore ai 28 dB

                   Curva di risposta +- 9 dB fra 200 e 3000 hz

                   Potenza alla bobina mobile non inferiore ai 0,7 w a 400 hz per 127 V di rete.

                                            Distorsione su carico resistivo max 8%

                   Scala illuminata e graduata. Precisione  2% in OM

                   Rumore di fondo non eccedente i -30 dB rispetto a 0,7 w con modulazione 80% a 400

                                             hz, per o,6 ;1; 1,4 Mhz 400                                                                                                                                                     

                   Regolazione automatica di sensibilità su due valvole

                   Altoparlante capace di fornire sul mobile di serie una pressione acustica non inferiore ai

                                              4 dine metroquadro a 400 hz 1 metro di distanza                                                              

                   Condensatore sul circuito d’ingresso per evitare che per errata manovra non venga

                                              bruciata la bobina di aereo                               

                   Cordone bipolare lungo almeno 1,30 m con spina

                   Esistenza dei normali dispositivi di protezione tali da rendere impossibile l’accesso

                                                  involontario ai circuiti sotto tensione

                   Prezzo di vendita  al pubblico 29000 lire

appendice 8

tre industrie al tramonto

La Magnadyne
    
Nel 1953 il proprietario De Quarti fondò la holding INFIN con sede in Friburgo. Il nome Magnadyne si spezzò in vari marchi di prodotto. Verso la fine degli anni '60 vi fu una forte contrazione di mercato e nel 1971 De Quarti richiese l’amministrazione controllata. Dopo pochi mesi maestranze e macchinari vennero assorbiti da una nuova società. la SEIMART costituita e gestita dal nuovo ente governativo GEPI, analogamente alla LESA nel 1972.

UNDA
    
Alla fine del 1957, a causa di problemi finanziari, dovuti anche ai continui e pesanti investimenti sostenuti nel ramo della televisione, la Società si trova ad affrontare gravi difficoltà che la costringeranno il 3 aprile del 1958 a chiedere l’avvio dell’ammissione alla procedura di amministrazione controllata. Il 10 aprile dello steso anno viene resa pubblica l’amministrazione controllata attraverso l’annuncio del Tribunale di Como. Nel frattempo, per scongiurare il fallimento, la Società aveva avviato diverse trattative di vendita del marchio con alcune ditte del settore. Alla fine rimasero solo due proposte concrete e precisamente da parte del Gruppo INFIN di Torino, a cui faceva parte anche la Magnadyne, e con la CGE (Compagnia Generale di Elettricità) di Milano. La più vantaggiosa tra le due si rivelò la proposta formulata dalla CGE che offriva 50.000.000 di Lire per il marchio, Per contro la Unda doveva rinunciare alla produzione di apparecchi radio o televisivi o affini di qualsiasi tipo o nome e di rinunciare alla licenza di fabbricazione n. 516 del 18 marzo 1955. In conseguenza a tale offerta venne indetta una assemblea straordinaria convocata il 13 agosto 1958 durante la quale venne stabilito di cambiare il nome Unda Radio S.p.a. in F.A.S.E. S.p.a. (Fabbrica Apparecchi Strumenti Elettrici) e la nova Società ha per oggetto l’industria ed il commercio di apparecchi ed articoli di elettrotecnica e meccanica. In questo modo fu possibile accettare l’offerta della CGE e il 9 settembre del 1958 la cessione venne registrata davanti ad un notaio di Milano. I dipendenti, 198 unità tra cui 152 operai, ricevono via lettera raccomandata l’avviso di licenziamento. Dal fatidico giorno in cui la Unda entrò in Amministrazione Controllata limitò strettamente la produzione al completamento ed al collaudo della serie di apparecchi radio e televisione già in commercio.

destino della Phonola
    
Nel 1969 la FIMI venne rilevata dalla Philips, così come anche il marchio Phonola. Con la nuova proprietà, le attività dell'azienda furono diversificate, e si specializzò anche nella produzione di monitor professionali per applicazioni medicali.
    
Negli anni novanta il marchio Phonola fu acquistato dalla Sèleco, e nel 1998, insieme ad altri marchi (come la stessa Sèleco) passò al gruppo Formenti.
    
Dopo il fallimento di quest'ultima, la proprietà del marchio passa nel 2006 alla società Super Fluo, ma nel 2009 anche questa fallisce.
     Il marchio viene ceduto assieme a quelli Sèleco, Brionvega e Imperial a una nuova società denominata Selek Technology dell'imprenditore udinese Kelen Calligaro, nel febbraio 2010.

Europhon
    
Il responsabile della catena di montaggio della Europhon, Aldo Brandiroli, allora dell’estrema sinistra, poi attratto da Comunione e Liberazione, organizzò i primi scioperi nella fabbrica nel 1961, scioperi che si propagarono alle fabbriche vicine.
     Scelte di sviluppo aziendale poco lungimiranti (il ruolo della finanziaria pubblica REL* determinò un gioco perverso nello sviluppo del settore elettronico ) ed una grave disavventura famigliare degli Zanesini di Mantova segnarono la fine di questa avventura industriale: Il rapimento di un figlio ed il suicidio la moglie del titolare.
     La vicenda più complessa fu quella iniziata nel 1972 con l’ingresso di GEPI in SEIMART (Società Esercizio Industriale Manifatturiere Radio e Tv), costituita nel 1971 da una finanziaria piemontese, con soci Cassa Risp. Torino, Ist. Bancario S. Paolo, Banca Pop. di Novara, la Finanziaria Regionale Piemontese, FIAT, FINDI (Pianelli e Traversi), per rilevare l’attività della fallita INFIN-Magnadyne di Torino. Pochi mesi dopo GEPI rilevò anche LESA (stabilimenti di Milano, Saronno, Tradate), Gallo Condor di Concorezzo. Lo scopo di queste incorporazioni in SEIMART era di farla divenire "leader" italiano dell’elettronica civile. 
    
GEPI passò alla chiusura dello stabilimento di Concorezzo ed al trasferimento dei dipendenti a Milano. Radio e Tv vennero prodotti a Torino e S. Antonino di Susa, l’Hi Fi a Tradate, la componentistica a Saronno. In realtà la chiusura di Lesa per la resistenza sindacale e l’intervento della Magistratura fu impedita. Si cercarono accordi con la SGS Ates produttrice di componenti attivi. Il tutto naufragò nel 1975. Tutti si erano ritirati e SEIMART fu divisa in Seimart elettrica, Neohm (divisione componenti) con stabilimenti a Leini (To) e Saronno (Va). Nel 1977 nacque la SELI orientata all’elettronica professionale, poi Optronics per i cristalli liquidi e la Panta per l’Hi Fi entrambe a Tradate.
     Dopo gli scorpori, il 29 giugno 1979, Seimart fu messa in liquidazione.
     
Parteciparono Zanussi, SECI, Westinghouse, SIGNAI(GB) IRCI (USA componentistica) Ci furono aiuti per i più piccoli, Tekma, Kinoma, Neohm elettrica, Breccaroli, Piroddi, Mattavella e Cairelli Spa, Crosetto nella Elsa, Micheletti e Banfi nella ECS. La maggior parte di queste "join venture" ebbero esito positivo. L’intervento della GEPI è costato al contribuente 916 miliardi (lire 1990).

appendice 9

Da: L' agonia dell' Autovox, cinquant' anni di fatti e misfatti romani                    di ROBERTO DELLA ROVERE, 10 aprile 1996 Corriere della Sera
      Finira' il 14 giugno con la cessazione della cassa integrazione per i 234 lavoratori, la lunghissima agonia dell' Autovox di via Salaria. Sarà l' atto di morte ufficiale (da anni la fabbrica è  uno scatolone vuoto, oggetto di trattative per farne un centro commerciale) di una delle aziende "storiche" dell' industria romana: protagonista nel bene e nel male, di un "pezzo" di storia industriale e sindacale della città . Una storia che prende avvio agli inizi degli anni ' 30 quando Giordano Bruno Verdesi, affascinato dal nascente mondo della radio, fonda la sua prima creatura, che chiama "Industria audiotecnica italiana". E quando propone il primo esemplare di autoradio . uno scatolone ingombrante e gracchiante .Lla novità suscita al più qualche curiosità . Si addensa intanto la bufera sull' Europa: così accantonata l' idea dell' autoradio "civile", il giovane imprenditore si trova proprietario di uno stabilimento per la fabbricazione di guerra. Ma l' 8 settembre, con l' occupazione tedesca, non risparmia neppure la sua fabbrica: le autorità germaniche mettono i sigilli, proibiscono ogni produzione. La pace ritrova Verdesi senza più nulla, salvo il vecchio sogno dell' autoradio. E Giordano Bruno ricomincia da capo: inizia di nuovo lo studio di quelli che ancora si chiamano "ricevitori per auto", perfeziona le tecnologie, inizia una produzione su scala industriale. Siamo al 1953: vengono acquistati dei capannoni sulla via Salaria e qui, in questa terra rubata al pascolo di buoi e pecore, nasce l' Autovox. Vittorio Valletta, in questi anni "nume" indiscusso della Fiat, non si fa sfuggire la novità , le autoradio romane conquistano i mercati. Nel frattempo si è affacciato un altro protagonista: il televisore. Ed è ancora l' Autovox a conquistare i mercati. Nel ' 69 e nel ' 70 il clima dentro l' azienda si fa pesante: scioperi, proteste, anche qualche azione di sabotaggio. L' oramai cavaliere del lavoro Bruno Verdesi, decide di passare la mano: non prima di aver assicurato , così almeno crede , l' avvenire della fabbrica e dei 2.700 lavoratori cedendola all' americana "Motorola". La fabbrica è sana: già pronta perfino al Tv color, in anticipo su francesi e tedeschi. Ma i politici già si allenano a "Tangentopoli": e sul Tv color inizia un assurdo balletto di veti incrociati. Gli stessi americani, capita l' antifona, mollano l' osso. Nell' 83, a sorpresa, l' Autovox viene comperata da Franco Cardinali, fino allora sconosciuto imprenditore di Terni. La situazione dell' azienda appare già compromessa, ma Cardinali va avanti, fonda un' altra societa' , la "Nuova Autovox". Confida in un finanziamento di 40 miliardi da parte della REL, la finanziaria pubblica creata per salvare le aziende elettroniche in crisi. E lo ottiene assieme al 46% delle azioni. Di suo ha messo solo 500 milioni. Si grida allo scandalo, nasce una commissione d' inchiesta composta di tre saggi: manco a dirlo, non si conclude nulla. Quel che segue in una serie incredibile di intrecci proprietari e giudiziari, potrebbe essere riportato in un manuale del malcostume politico amministrativo. E nell' agosto dell' 88 si giunge al fallimento e alla nomina di un commissario straordinario, il professor Riccardo Gallo. Inizia una serie infinita di tentativi di liquidazione, tutti vani. Spes ultima dea: ora i sindacati affermano che "in questi ultimi due mesi rimane ancora una possibilità di vendita dello stabilimento con la ricollocazione di una parte dei lavoratori". Ma sembra una pietosa bugia: l' unica prospettiva per i lavoratori rimasti è , ammettono gli stessi sindacati, un progetto di lavori socialmente utili. Si attende insomma una mano tesa dal Campidoglio.
     La finanziaria pubblica REL chiuse i battenti agli inizi degli anni '90, lasciando un cimitero di aziende che non si ripresero più, decretando così la fine di un settore industriale iniziato con Marconi nei lontani anni '20.