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                     ALDO CURIONI

 

radiotelemeccanica

La prima idea per l’utilizzazione delle onde scoperte da Hertz fu quella di far esplodere le mine a distanza: nella lontana india JC Bose, laureato di Cambridge, fece esplodere delle mine via radio in presenza del vicerè d'India nel 1894, proprio mentre Marconi faceva le sue prime esperienze. La stessa utilizzazione fu pensata nell’arsenale della marina alla Spezia, appena si seppe delle esperienze di Marconi in Inghilterra. Addirittura si pensò di fare esplodere le munizioni del nemico tramite raggi radio ed a quello pensò il toscano Giulio Ulivi, prendendo per il naso governanti ed autorità militari italiane ed estere con un trucco geniale. Anche l’idea di guidare mezzi senza personale a bordo sembrava in quei tempi bellicosi, migliore di quella di usare le onde radio per comunicare a distanza, dato che il telefono ed il telegrafo soddisfacevano perfettamente ed, anzi, pensare di spargere i contenuti nell’etere alla portata di tutti non era gradita.

Branly chiamò telemeccanica tale disciplina e fu tra i primi che ottennero accensione di lampade ed avviamento di motori a distanza a mezzo di un apparecchio chiamato axe distributor. nel 1982. Tesla manifestò l’idea di guidare un robot in tale maniera e nel 1898 brevettò un metodo di comando a distanza. Altri tecnici si cimentarono nell’impresa ma tanto è che al tempo della prima guerra mondiale  non apparvero utilizzazioni pratiche di tali dispositivi (la guerra scientifica) salvo la segnalazione di una torpedine aerea tedesca, radioguidata da uno Zeppellin, sul fronte di Champagne ed un battello senza equipaggio, sempre tedesco, che attaccò una nave di pattuglia francese.

Il problema del comando a distanza è quello di agire singolarmente sui vari comandi regolandone l’attività e l’intensità. Tale risultato si può ottenere assegnando un canale radio a banda stretta ad ogni comando, o spedire un segnale unico, opportunamente modulato od una serie di impulsi intervallati in codice che poi andranno selezionati in arrivo con algoritmi simili a quelli dei computers.

Chiaramente fino agli anni ’30 era un problema utilizzare la soluzione dei canali dato le basse selettività raggiunte e tanto meno nella prima decade del novecento quando, praticamente, non esisteva un concetto preciso di selettività.

 

Aldo Curioni

Curioni fececurioni14 bassa.jpg (118040 byte) le sue prime esperienze nel 1914 a Rimini. Nacque il dilemma sul principio da usare: un sistema sincronico, nel quale, nel ricevitore, un’armatura munita di contatti, viene mantenuta in rotazione da un motore sincrono a quello del trasmettitore (orologeria ad alta precisione, pendoli ecc). Al momento del comando agivano i contatti corrispondenti. Altrimenti si poteva usare il sistema a ritardo nel quale l’armatura viene fatta ruotare a distanza per mezzo di un cric elettromagnetico che fa corrispondere i contatti alla segnalazione soltanto dopo che si è fermato.

Curioni ebbe un’idea molto più semplice:

un servomotore veniva attivato dal relais attivato da un coherer nella sua configurazione più semplice e senza sintonia. La prima volta che veniva attivato il motore ruotava in un senso, la seconda in un altro, alternativamente. Tale rotazione era comunicata al timone a mezzo di una vite senza fine. Se curioni12 bassa.jpg (272257 byte)si voleva invertire la rotazione del timone si cessava la pressione sull’apposito tasto Morse e poi si riprendeva. Se dopo interrotta la rotazione si voleva riprendere nello stesso senso, si trasmetteva un punto e poi si riprendeva la pressione. La commutazione per l’inversione di moto non è rappresentata sul disegno, ma poteva avvenire per via di un salterello a relais oppure con una soluzione meccanica sul motore. Eventuali disturbi atmosferici avrebbero al massimo provocato un inversione della rotazione del motore, che poteva essere rapidamente corretta dall’operatore. Per arrestare il motore si premeva il tasto a lungo in modo che il timone arrivasse, rapidamente, a fondo corsa, ed in quel punto cessava il contatto col motore. Oltre il fondo corsa potevano essere inseriti dei contatti che permettevano semplici servomeccanismi accessori. Umberto Bianchi, uno dei primi radiotelegrafisti dell’esercito, poi parlamentare, dichiarò di aver manovrato lui stesso il motoscafo con la sensazione di esserne a bordo, al timone. Il Bianchi ha pubblicato sull’argomento un articolo sul n° 11 di La Scienza per Tutti del 1915 e sul suo libro La Radiomeccanica. Curioni diffuse la sua invenzione in “ Il Radioscafo” Rocurioni1 bassa.jpg (82211 byte)ma 1915.

Il trasmettitore era uno comune  a scintilla smorzata mentre il coherer era di un modello speciale ideato dal Curioni: le facce degli elettrodi erano piane ed estese e la limatura di nichel ed argento, distribuita in modo che il coherer, che veniva messo in rotazione dal motore, si decoherizzasse senza pcurioni2 bassa.jpg (36162 byte)roblemi.

Le prove furono eseguite a Rimini nel 1914, poi a Figline Valdarno dove è considerato cittadino, nel 1915 Il radioscafo era un canotto di lamiera lungo 4 metri e pesante 150 Kg.

Le esperienze proseguirono nell’Arsenale militare di Tolone per conto del governo francese in presenza di una commissione tecnica comprendente Mr.Mètenier e Mr. De Bellescize, autorità ben conosciute allora, con piena soddisfazione. Le esperienze di Tolone, che dovevano essere proseguite su scala più vasta per un applicazione bellica, furono interrotte per essere ripetute sul lago di Bracciano per conto del nostro Governo. La Commicurioni10 bassa.jpg (250646 byte)ssione italiana impiegò oltre sette mesi a costituirsi. Durante la non breve attesa assisterono a delle esperienze l’ing. maggiore Bardeloni, Volterra e Marconi, che trovò la cosa “ genialissima e degna della più sollecita applicazione bellica”.

Trascorsero invece una ventina di mesi di inconcludenti scartoffie finchè fu ritenuto conveniente riprendere le prove a Tolone. Il governo francese mise subito a disposizione personale, un canotto ed un idroplano, ma il cessare del conflitto rese inutile il completamento dei lavori.

Curioni pensò di utilizzare il suo canotto anche per salvataggi difficili in modo di portare una gomena fino a chi era in difficoltà ed addirittura locurioni13 bassa.jpg (359521 byte) aveva fornito di paratie atte a raccogliere naufraghi. Altrimenti, in caso di nebbia, poteva procedere davanti alle grandi navi esplorando il percorso ed accendendo dei bengala rossi o lampade ad asco in caso di urti su ostacoli, tipo l’iceberg del Titanic.

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       ERMANNO FIAMMA vedi specifico

 

 

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