Nel 1948, venne aperto un altro stabilimento a Torino, in via Avellino, dove fu trasferita anche la sede legale. In seguito si specializzò anche nella produzione di componenti elettronici.
Nel 1953, venne fondata dal Dequarti, la società Visiola di Paolo Dequarti & C. s.a.s., con sede a Roma, la cui attività consisteva nella fabbricazione di apparecchi televisivi, e nello stesso anno, creò una holding, la Infin s.a.s., con sede a Friburgo. Tutte le competenze societarie vennero trasferite a questa nuova società, e per questo, nel 1955, Magnadyne cessò le proprie attività, ma ne fu mantenuto il marchio. La produzione si estese e riguardò quindi, televisori, radio, frigoriferi, lavatrici, valvole termoioniche, e dal 1961, i transistor. Inoltre gli apparecchi prodotti vennero commercializzati con i marchi Magnadyne, Kennedy, Visiola, Damaiter, Eterphon oltre a dei marchi minori.
La produzione proseguì sino alla fine degli anni '60, quando la Infin venne colpita da una crisi societaria, in seguito alla pesante contrazione delle quote nel mercato nazionale ed estero, causata dalla concorrenza estera e dall'aumento dei costi di produzione.
Nel 1971 il Dequarti chiese l'amministrazione controllata. Nello stesso anno, i marchi, gli stabilimenti e il personale Infin (che contava 2.100 addetti), furono assorbiti dalla SEIMART (Società Esercizio Industriale Manifatturiere Radio e Tv), una società costituita dalla GEPI, per salvare le aziende italiane di elettronica in crisi. Venne mantenuto soltanto il marchio Magnadyne, e durante la gestione SEIMART, ci furono momenti di alti e bassi, soprattutto fu ridimensionata la produzione con la chiusura dello stabilimento di Torino, e venne perciò mantenuto soltanto quello di Sant'Antonino.
Nel 1976, i dipendenti, lo stabilimento e il marchio Magnadyne, passarono direttamente alla GEPI, che li fece inglobare in una nuova società, la ELCIT - Elettronica Civile S.r.l.. Sotto la gestione Elcit, la produzione dello stabilimento valsusino si concentrò esclusivamente sui televisori a colori, con i marchi Magnadyne e RadioMarelli. Inoltre negli anni '80, discreto fu l'andamento dell'azienda, data la sua validità tecnologica e commerciale.
Nel 1991, la Elcit con i suoi 116 dipendenti, venne rilevata dalla azienda torinese Sandretto, produttrice di presse a iniezione. La nuova proprietà fece grossi investimenti, per rilanciare e diversificare la produzione, ma ciò nonostante vi furono troppe difficoltà a competere sul mercato, ormai caratterizzato dalla aggressiva concorrenza dei prodotti asiatici e turchi. A causa di ciò nel 1997, l'83 per cento del personale venne messo in cassa integrazione[1].
Nel 1998, l'azienda ormai in crisi, cessò definitivamente le attività licenziando i circa 100 dipendenti rimasti, venne chiuso lo stabilimento di Sant'Antonino di Susa e lo storico marchio Magnadyne scomparve dal mercato.