Augusto Righi. Commemorazione tenuta alla riunione di Roma dal Prof Lavoro Amaduzzi il 12 novembre 1912.

 

Nato a Bologna il 27 agosto del 1850 il Righi fece in questa sua città natale tutti gli studi fino al conseguimento del diploma di ingegnere, mancando a quei tempi il corso per la laurea in Fisica. La Fisica fu sempre la sua passione personale con tale profitto che Emilio Villari lo accolse anche prima che terminasse gli studi nel proprio Gabinetto e lo nominò poi assistente.

Durante gli anni di assistentato universitario fece le sue prime pubblicazioni; ma soprattutto quello fu un periodo di incubazione che doveva poi felicemente svilupparsi nel modesto Gabinetto di Fisica dell’Istituto Tecnico di Bologna dove giovanissimo, nel 1873, fu nominato a succedere ad Antonio Pacinotti, quando questi salì alla Cattedra Universitaria a Cagliari.

In quel tranquillo ambiente potè, pur con mezzi limitati, plasmare quella sua forte tempra di lavoratore e di sagace indagatore dei fatti naturali.

Nessun desiderio e nessun incentivo ebbe mai di recarsi all’estero per il così detto “perfezionamento”, che sembrò per lungo tempo indispensabile bagno di sapere a chi volesse divenire scienziato sul serio.

Dall’Istituto Tecnico di Bologna, in seguito a concorso, passò all’Università di Palermo. Anche in questa città molto lavorò, ma molto sofferse per malattia. E tanto gravemente fu colpito dal male, che per equivoco furono ordinate da quell’Ateneo le partecipazione di morte. Fosse o no di buon augurio tale errore, egli si riebbe e potè continuare la sua opera luminosa.

Nel 1885 fu trasferito all’Università di Padova ove rimase sino al 1889, nel qual anno passò all’Università di Bologna, che fu più specialmente la culla della sua gloria, e ne risente ora per la gran luce che si è spenta.

Qui ebbe le maggiori soddisfazioni, qui lo raggiunsero le migliori distinzioni. Premi, chiamate alle più illustri Accademie del mondo, nomine a dottore honoris causa, elezioni e rielezioni alle più elevate cariche in società scientifiche ed in Corpi accademici, conferimento del Laticlavio.

Ebbe tutte le doti necessarie ad un cultore della Fisica, in larga misura. Ad esse si aggiunga che per temperamento naturale, se non taciturno, certo poco loquace, con attitudini di lavoro solitario, la riflessione esercitò in lui e nella sua produzione, largo e benefico effetto.

In numerosi domini, per dirla con Schuster, lo scienziato era condotto ad ammettere che i principali fenomeni naturali fossero tutti conosciuti, e che le probabilità di una grande scoperta diminuisse ogni giorno; in conseguenza di ciò l’ufficio dello sperimentatore doveva ridursi a decidere tra teorie avverse o a mettere in evidenza qualche minimo effetto residuo, dal quale poter ricavare un dettaglio più o meno importante.

La teoria ondulatoria della luce, già da tempo acquisita alla scienza, continuava tuttavia ad esercitare il suo fascino sugli studiosi per l’eleganza ad essa infusa da Agostino Fresnel, ed aveva subito recentemente quel poderoso richiamo dovuto all’opera del nostro Macedonio Melloni

Altri richiami erano venuti e ne erano promessi di nuovi e si stava costituendo un importante ramo di studio: la magneto-ottica.

Il Righi fu sveglio in lucidissima vedetta su tutti questi campi, e raccolse larga ed importante messe. Lo studio del moto vibratorio, alimentato dalla teoria ondulatoria, lo condusse ad apparecchi di dimostrazione notevoli. Lo studio dei fenomeni del suono parallelo a quello dei fatti luminosi gli suggerì dispositivi atti a rendere più tangibile con l’esperienza l’essenza stessa dei fenomeni acustici ed ottici. La profonda conoscenza dell’opera di Fresnel insieme alla sagacia speculativa gli permisero di studiare e di discutere con profitto ed autorità in questioni fondamentali di magneto-ottica.

Ma un’influenza formidabile doveva in quel tempo farsi sentire in lui: lo studio dei dielettrici o, come si diceva allora, corpi coibenti. A questi corpi, non conduttori, al tempo era solo stato dato l’attributo di isolare e negato quindi un effetto sulle esperienze. Gli italiani Belli e Mossotti avevano esercitato già larga parte colla teoria della polarizzazione, ed era già intervenuto Faraday colla sua nuova concezione di elasticità dielettrica. Il Righi fece in questo campo osservazioni e considerazioni importantissime, dalle quali fu portato in vittoriosa polemica con un fisico nostrano già situato in alto.

La poderosa concezione di Faraday non si limitava all’azione del dielettrico in se stesso ed eliminava la inconcepibile ”azione a distanza”, in base alla quale un corpo avrebbe agito su di un altro senza alcun intervento di un mezzo interposto.

Le idee del Faraday avevano portato ad ammettere che l’etere cosmico,  quel quid diffuso per tutto l’universo ed infiltrato anche fra le molecole dei corpi, al quale Fresnel attribuiva la trasmissione della luce per onde, si comportasse come un dielettrico nei fenomeni elettrici, talchè le forze elettriche fossero dovute a forze elastiche sorte nell’etere. Ed il Maxwell, professore di Cambridge, secondo tali concetti aveva potuto desumere che le fasi proprie dei fenomeni elettromagnetici dovevano propagarsi nello spazio con modo ondulatorio e con velocità uguale a quella della luce.

Con ciò sorgeva la teoria elettromagnetica della luce, che rese celebre Maxwell, e che segnò un gigantesco passo per il progresso scientifico. Essa identificava coi fenomeni elettromagnetici i fenomeni luminosi, e quindi anche i calorifici, ai luminosi ravvicinati dalla geniale opera del nostro Melloni. Dovevano così considerarsi le onde elettromagnetiche perfettamente analoghe alle onde luminose e calorifiche, e da queste differenti solo per la lunghezza loro e per qualche effetto esteriore, quale ad esempio il fisiologico.

Hertz nel 1887 potè produrre onde elettriche che gli permisero di studiare il modo loro di propagarsi, e di costatare la possibilità loro di riflettersi e di rifrangersi analogamente alle onde luminose.

Era molto, ma altro ancora ci voleva. Righi riprodusse con le onde elettriche tutti i più importanti fenomeni dell’ottica: diffrazione, riflessione parziale e totale, la polarizzazione circolare ed ellittica, la doppia rifrazione ecc.  a costituire quel nuovo capitolo della scienza che è l’ottica delle oscillazione elettriche.

Si presentava il problema di sapere se la direzione della vibrazione di Fresnel corrisponda alla direzione della perturbazione elettrica od a quella della perturbazione magnetica. Prima Trouton e poscia Klemencic avevano affrontato il problema per i fenomeni luminosi concludendo che il  piano di polarizzazione è perpendicolare all’oscillatore. Il Righi confermò che anche nelle vibrazioni elettriche la forza elettrica è perpendicolare al piano di polarizzazione.

Non posso fare a meno di sottoporre al vostro illuminato giudizio il pensiero che il Righi, come sul sorgere, abbia influito anche sui progressi della radiotelegrafia.

Sino dal 1891 si era fermato sulla sensibilità alle oscillazioni elettriche dei tubi a gas rarefatto ed aveva dichiarato il vantaggio che si sarebbe avuto sostituendo un tubo di tal genere al coherer che in quel tempo era di uso comune.

Il Righi escogitò tubi speciali più semplici tanto da far dire al Tuma “Soltanto con essi tubi del Righi sarà possibile telegrafare in modo sicuro entro limiti per i quali ciò riusciva soltanto a costo di prendere ogni precauzione”.

E’ troppo pensare che questa parte dell’ attività del Righi possa collegarsi con l’uso attuale dei tubi a vuoto nella  radiotelegrafia?

Righi confermò l’ipotesi del Rowland che associava un campo magnetico alla particella elettrica in moto, messa in dubbio dal Cremieu e suggerì all’illustre Tullio Levi Civita un problema che ebbe infine elegante soluzione.

Righi studiò anche la scarica elettrica nei dielettrici e tali studi lo portarono sulla strada che confermava l’esistenza degli elettroni e, nel caso delle molecole, degli ioni.

Ciò lo portò allo studio della magnetoionizzazione ed della sua influenza sulla scarica elettrica e sui fenomeni luminosi conseguenti portandolo alla ben nota teoria dei raggi magnetici, raggi ipotetici costituiti non da semplici elettroni come nei raggi catodici né da ioni positivi come i raggi canale, ma di sistemi elettricamente neutri costituti da due cariche opposte in reciproca attrazione elettrica, analogamente alle stelle doppie sotto l’effetto della loro reciproca gravitazione. Righi chiamò questo fenomeno rotazioni elettromagnetiche.

Il meccanismo della conducibilità metallica deve al Righi lavori che hanno rafforzato le odierne ipotesi elettroniche come il fenomeno di Hall intorno all’effetto del magnetismo sulla circolazione di corrente in certi metalli.

Il Righi prese in esame anche il fenomeno magneto-ottico di Kerr inserendosi con parola autorevole nei contrasti tra le teorie di Kerr, Hurion, Gordon  e Fitzgerald.

Contribuì allo studio del fenomeno di Zeeman, scoperto nel 1896, ovvero la variazioni delle vibrazioni di un fascio monocromatico sottoposto ad un campo magnetico

Nel campo della elettro-ottica Righi fu il primo a pensare ai fenomeni generati da raggi ultravioletti, raggi X ed emissioni radioattive che colpivano corpi elettrizzati ed a queste ricerche si ricollega un suo metodo per misurare le forze elettromotrici di contatto.

Righi si applicò anche a speculazioni filosofiche sulla scienza come lo studio delle esperienze di Michelson e quelle attinenti la teoria della relatività.

Nel campo dell’ottica studiò i fenomeni dei battimenti interferenziali e fenomeni associati ideando un polarimetro a penombra. Nell’acustica studiò fenomeni analoghi e realizzò un ingegnoso apparecchio per l’interferenza sonora.

In elettrometria realizzò un ingegnoso elettrometro ad induzione ed uno idrostatico per alti potenziali.

Nel campo del magnetismo ha pubblicato varie note e memorie e nel maggio del 1880, prima che Warburg lo rendesse noto, in una conferenza parlò del fenomeno dell’ isteresi.

Più generalmente sperimentò perfezionò le apparecchiature di misura e rese visibili i tanti fenomeni che portano il nome di scienziati coevi: le bolle di Canton, l’albero di marte, il radiometro di Crookes, il tubo di Braun, l’esperienza di Kohkrausch sulle lamine sottili, le linee di Lecher ecc

Improvvisa fu la sua morte avvenuta nelle prime ore dell’ 8 giugno 1920.

Bramanti ottobre 2003.

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