ulivi

 

 

 

La radiobalistica dell'ing Ulivi

Uno dei primi sogni fatti dall'esercito fu l'applicazione delle proprietà delle onde hertziane e della telegrafia senza fili,per far esplodere bombe e mine a distanza. L'impianto sarebbe stato semplice, sarebbe bastato un coherer a limatura ed un relè e non ci sarebbe stato nemmeno il bisogno del dispositivo di decoherizzazione, stando detto alfani4bassa.jpg (373980 byte) impianto nella bomba!

      Già ne accenna il tenente Della Riccia subito dopo aver assistito alle esperienze radiotelegrafiche di La Spezia. Il sogno dei militari  era di far saltare addirittura le sante Barbara nemiche, come se poi il nemico non avesse trovato il sistema di far saltare le nostre:chi la fa l'aspetti. Ma in campo militare non si ragiona così .A questa luce, quando Ulivi presentò la sua invenzione per far saltar le bombe a mezzo dei famosi raggi M, fu accolto a braccia aperte. Sempre al sorgere della radiotelegrafia era apparso anche il problema inverso:in un caso era esplosa la santa barbara di una nave con impianto radiotelegrafico ed a qualcuno restò utile accusare dell'esplosione quest'ultimo. Illustri scienziati e prove fatte lo esclusero assolutamente; se mai poteva essere causata da una scintilla od un surriscaldamento trai fili che lo alimentavano, per difetto d'impianto, altrimenti nessun pericolo. Sempre intorno all'argomento delle sante barbara vorrei far notare che anche i fulmini erano un pericolo per queste ed all'invenzione del parafulmine si corse ad fornirle di questa protezione. A quel che ho letto qualcuna saltò per aria lo stesso e fu data la colpa al parafulmine, in particolare alla forma appunta che gli era stata data, e sorsero interessanti diatribe tra i sostenitori del parafulmine terminato a punta e quello terminato con una sfera.

 nelle figure sotto, Foligno: Ulivi con suo aereo ed il finanziatore dell'impresa.

Tornando al nostro Ulivi,costatiamo quanto la stampa si interessò di lui e quanto ne discussero persone competenti ed incompetenti;in un articolo del giornale "L'Elettrotecnica"organo dell'associazione Italiana Elettrotecnici, si parla di usare tale invenzione anche per la ricerca di minerali nel sottosuolo e per individuare le navi nella nebbia. La maggior parte delle notizie che espongo sono conservate all'archivio dell'Osservatorio Ximeniano.

La stampa:

14 maggio(notte) 1914 Corriere della sera.

L'invenzione dell'ing Ulivi che  fa scoppiare mine e bombe a distanza sperimentata a Firenze.

Un italiano, un figlio della geniale Toscana, ha inventato un apparecchio col quale si può, con determinati raggi elettrici, distruggere qualsiasi oggetto o massa di metallo nella quale si trova rinchiuso un esplosivo. Col meraviglioso ordigno inventato dall'ingegnere Giulio Ulivi, gli strumenti e le opere di offesa guerresca, come le santebarbara dei forti e delle navi, i proiettili,l e armi cariche, insomma tutto quello che contiene un esplosivo, può essere distrutto.

Teoria fondamentale.

Il giovane ingegnere, che dopo essersi distinto all'istituti Tecnico di Firenze, si laureò in Germania, si era stabilito in Francia fino dai primi successi dell'aviazione, ed a Clichy aveva fondato un laboratorio di ricerche fisiche nel quale ebbe appunto origine la sua invenzione. Questa, in fondo, consiste nell'applicazione di principi già noti e nell'impiego dei raggi infrarossi. Si sa che i raggi dello spettro solare di diverso colore si distinguono fra loro per le vibrazioni più o meno frequenti e per la diversa lunghezza delle loro onde. Per esempio i raggi rossi sono quelli prodotti dalle vibrazioni più lente,gli ultravioletti dalle vibrazioni più rapide. Ma vi sono nello spettro solare anche raggi non luminosi; che corrispondono a vibrazioni ancora più lente di quelle della luce rossa, ed altri corrispondenti a vibrazioni più rapide della luce violetta, pur essi non luminosi. Questi son detti ultravioletti, quelli son detti raggi infrarosssi. L'ing Ulivi stava facendo nel suo laboratorio degli esperimenti coi quali mirava di isolare le onde dei raggi infrarossi, quando gli venne fatto di verificare strani fenomeni elettrici che dette onde producevano a distanza. Per esempio constatò che lontano qualche diecina di metri dal laboratorio in una scuderia di cavalli con gli zoccoli ferrati, questi producevano notevoli scintille elettriche. L'ing. Ulivi intuì, si ricordò per analogia della risonanza acustica che si verifica quando uno strumento capace di produrre vibrando una data nota musicale, si mette a vibrare nelle vicinanze ad un altro strumento accordato sulla stessa nota. Meditò su questo genere di fenomeni e concretizzò l'idea di produrre l'esplosione di cariche esplosive racchiuse entro pareti metalliche.

Metodi d'esperimentazione.

Così egli fu tratto ad inventare un apparecchio che è un piccolo gingillo in paragone dei terribili effetti che raggiunge. Esso si può distinguere in due sezioni:un proiettore di onde elettriche che coi suoi raggi agisce tutto intorno sfericamente, e il produttore di raggi infrarossi; quest'ultimo è munito di un telemetro, d'un apparecchio di telegrafia senza fili che serve per le eventuali comunicazioni, di un voltametro, di un amperometro, di un cronometro. L'apparecchio produttore per regolare la lunghezza delle onde dei raggi che produce è munito di self e di un condensatore, nonchè di un regolatore. Tutto intero l'apparecchio posa su d'una cassa nella quale sono le batterie elettriche, che producono l'energia destinata ad azionare le due sezioni dell'apparecchio. Questo funziona nel modo seguente:

    Posto in azione il proiettore, esso diffonde all'ingiro i suoi raggi elettrici. E'come una ricognizione,una perlustrazione che va compiendosi, perché l'apparecchio è così fatto, che allorché i raggi incontrano una massa metallica,sprigionano da questa altri raggi-le cosiddette onde di ritorno-le quali, se vengono comunque segnalate, fanno da rivelatrici dell' esistenza di quella massa metallica. Appunto l'Ulivi con una cuffia in capo, come se fosse al telefono, sta in certo modo in agguato,e quando i raggi elettrici imbattendosi in una massa metallica provocano le onde di ritorno, egli mediante un analisi scientifica di queste, può anche accertare con somma precisione l'entità della massa metallica, la capacità radio-magnetica e la distanza alla quale si trova. E questa la prima parte dell'esperienza, che ha un importanza grandissima. Dopo che e'finita, l'Ulive fa intervenire il produttore delle onde infrarosse e con questo prende di mira l'oggetto metallico, che a sua volta da luogo a fenomeni di risonanza, cioè i comporta come quegli zoccoli ferrati dei cavalli nella scuderia vicino al suo laboratorio. Naturalmente, nell'attraversare masse metalliche o qualunque materia a loro opposta, le vibrazioni diminuiscono di frequenza; ma l'apparecchio è provvisto di bobine e condensatori, che sono dei regolatori della frequenza delle vibrazioni: in questo modo la frequenza delle vibrazioni dei raggi infrarossi (raggi M come li chiama l'inventore, in nome della fidanzata, ma prima erano raggi F) viene riportata fino al punto, ch'essi possano fare scoccare la scintilla elettrica anche all'interno della massa metallica, con cui i raggi sono venuti in contatto. Ed allora se nella massa è contenuta della polvere da sparo, questa verrà fatta esplodere.

L'Ulivi ha fatto centinaia di esperienze in Francia ed in Inghilterra. Vi assistettero tecnici valenti, generali ed ammiragli. I Governi francese ed inglese incoraggiarono l'Ulivi con offerte lusinghiere; anche un rappresentante germanico cercò di entrare in rapporti con lui, ma egli penso soltanto di offrire la sua invenzione alla Patria.

Le prime prove a Firenze.

  A Firenze proseguì nelle esperienze compiute al cospetto del pubblico, presso il quale egli è ormai popolare per lo spettacolo che offre periodicamente quando fa saltare le mine in Arno.

  L'ultima esperienza compiuta sabato scorso è stata senza dubbio la più importante.L'Ulivi volle affrontare le maggiori difficolta',non contentandosi di comporre le mine col solito materiale. Egli aveva già provato che degli isolanti come il vetro e l'ebanite vengono attraversati dai raggi radiobalistici e sottopose all'esperienza altri isolanti più resistenti, componendo quattro mine così: della polvere racchiusa in un involucro di guttaperca, questo a sua volta    racchiuso da un altro di fibra, poi ancora una parete di porcellana, un altra di amianto fra queste ultime due, ed infine l'involucro esterno chiuso con una saldatura di ferro battuto.

Le quattro mine galleggianti per un terzo emergevano e per il rimanente pescavano in acqua. Venne data tale posizione perché si potesse assistere alla loro distruzione. Ma nulla muta a lasciarle sul fondo come si fece più volte o anche collocarle sul suolo, nel quale ultimo caso si dovrebbero soltanto prendere le opportune misure per la sicurezza degli spettatori. L'ing Ulivi con il suo apparecchio si portò sul monte Senario mentre l'ammiraglio Funari disponeva le quattro mine in Arno presso il ponte di S Niccolo'.

La distanza tra le mine e l'apparecchio era di 16 km e ottocento metri. Tra gli ostacoli frapposti vi erano la collina di Fiesole e il terrapieno dell'Arno. Con delle bandierine fu segnalato all'Ulivi che le mine erano pronte al sacrificio, ed egli cominciò subito la sua ricognizione col proiettore, finché l'onda di ritorno avvertì che si era incontrata una mina. Allora regolò la frequenza dei raggi M e disse ad un certo punto ai presenti: "Una mina l'ho fatta saltare!"I nfatti in Arno intanto una mina scoppiava sollevando una grossa colonna d'acqua. Poi a intervalli l'Ulivi fece scoppiare anche le altre, ch'erano state abbandonate a se stesse e quindi trasportate dalla corrente.

Stasera ancora ebbe luogo una prova alla quale io pure ho assistito.

Poco dopo le 21 l'ammiraglio Fornari è sceso in una barca presso il ponte di ferro e si è fatto trasportare in mezzo al fiume mentre sul piazzale Michelangelo rimaneva acceso un segnale luminoso rosso, segno per Ulivi-recatosi sul monte Senario-che era cominciata l'immersione.I nfatti ad una ad una l'ammiraglio calò in acqua le quattro bombe .

Quando l'ammiraglio tornò a riva un razzo si innalzò dalla piazza Michelangelo e l'Ulivi cominciò le sue indagini di ricerca col proiettore. Il segnale luminoso rosso e i razzi avevano richiamato intanto l'attenzione del pubblico. Le case intorno apparivano popolate fin sui tetti, carrozze, automobili, trams continuavano a trasportare spettatori. Nella folla sono numerosi Ufficiali; altri si sono recati coll'Ulivi sul monte Senario. In compagnia dell'ammiraglio Fornari sono alcuni ingegneri e un alto ufficiale inviato dal Ministero della Guerra.

Ad un tratto un bagliore squarcia le tenebre e scoppia una fragorosa detonazione, mentre una piccola e rapida pioggia di faville che illumina per qualche istante una grossa nube di fumo, si spegne nell'acqua; tutti gli spettatori prorompono in un fragoroso applauso. La folla rimane ancora aggrappata al parapetto:dopo un quarto d'ora e'la seconda bomba,che scoppia e dopo un tempo quasi uguale la terza. L'ultimo scoppio tarda:evidentemente per volontà di Ulivi.

L'invenzione dell'Ulivi anche solo al punto in cui si trova oggi, è certo destinata a recare un grande sconvolgimento nel campo della balistica e delle tecnica degli esplosivi. L'ing Ulivi ha già iniziato da tempo anche la costruzione di un altro apparecchio che estenderà la sua azione fino a cento Km.I l giovane inventore prosegue con grande zelo e con grande fede le sue ricerche.

 

Da La Nazione 18 luglio 1914

L'ing. Ulivi era popolarissimo a Firenze. Basso, con la barbetta cresputa, nerissima, con due piccoli occhi molto vivaci; sempre vestito di nero, lo si incontrava spessissimo in città dove andava e veniva con la sua automobile imbandierata. Questo delle bandiere (due vessilli tricolori posti ai lati della vettura) era il contrassegno per cui la sua automobile veniva notata fra le altre, anche nel più febbrile transito cittadino. E osservando particolarmente quella vettura tutti finivano di riconoscerci a bordo una faccia nota...una faccia veduta in qualche posto...su qualche giornale forse...Anzi certamente in quel giornale..'ing. Ulivi,quello delle bombe. Spesso specialmente nei quartieri eccentrici, quando veniva riconosciuto,veniva acclamato. E se avveniva (come spesso avveniva,anzi) che l'automobile fosse carica del misterioso apparecchio distruttore, la curiosità della folla-del popolino in particolare-la serrava intorno,la bloccava, costringendo talvolta l'ingegnere a fermarsi.

Giulo Ulivi aveva pochi amici. I più intimi oltre l'ammiraglio Fornari erano il Barone della Noce, Giosueè Borsi e pochissimi altri. Questi erano pure i pochi privilegiati ammessi nella sua officina di via Fra Giovanni Angelico. Per gli altri non c'era quasi mai in casa. Ricordiamo una volta venne egli stesso ad aprire  col più bel sorriso ci disse...di non essere in casa!.

 

 

Dalla Nazione, Firenze 15 maggio 1914

L'ammirazione del padre Alfani per la scoperta dell'ing. Ulivi.

...Alle esperienze di ieri sera assisteva pure per la prima volta dal suo osservatorio Padre Alfani. Mi sono recato da lui per apprendere il suo giudizio autorevole... l'invezione di Ulivi-egli mi ha detto- è basata sulla vibrazione dei raggi elettrici, ma ha in se un nuovo principio scoperto dall'Ulivi che solo per tale scoperta è divenuto di colpo uno dei più grandi scopritori ed inventori di fisica. A mio modo di vedere egli e'paragonabile allo Hertz. Il meraviglioso poi è nel fatto che ha trovato subito l'applicazione pratica della sua scoperta. Io sapevo bene di cosa si trattava,e conoscevo i principi sui quali si basava l'Ulivi... ma pure quando vidi il bagliore ed udii lo scoppio della prima bomba mi sentii afferrato alla gola da una tenace emozione...mettere in dubbio la scoperta sarebbe una pazzia perché i fatti sono troppo evidenti

 

Ximeniano senza data

 Caro Giulio

   Sono così in mezzo ai buoni tuoi amici  in pensiero coll'anima con l'affetto.

  Son lieto, e godo, godo molto di questa festa che ti fa chi ti vuole bene, e mi allieto pensando che quella corona di amici che oggi ti festeggia è una piccola rappresentanza della quale nostra famiglia italiana che esulta per la qual invenzione fisica e per l'immutabile coraggio, caro Giulio; e accetta insieme ai tanti il mio augurio, che ti faccio col cuore- ti auguro che la Patria sappia almeno questa volta apprezzare il genio di un suo Figliolo che l'onora e la rende grande davanti agli altri popoli. Tuo Guido Alfani.

 

La Fidanzata:

Nazione 19 luglio 1914

Un redattore del resto del Carlino riuscì a parlare con l'ammiraglio Fornari il quale raccontò che il fidanzamento con la figliuola Maria risaliva a poco più di un mese : l'Ulivi egli però lo conosceva fin da bambino avendolo egli protetto guidato nella vita.

 

23 maggio 1914 via s. Giovanni Angelico 2[8]

Guido carissimo

      A te amico del cuore e compagno sul campo comune della Scienza, voglio per primo dare la buona novella.

      Dio che volle ispirarmi e guidarmi a fini elevati mi colma oggi di grazia con una nuova e più santa ispirazione infinita;mente soave. Mi sono fidanzato colla Signorina Maria Luisa Fornari figlia del nostro valoroso Ammiraglio.

      Ammiratrice sincera ed appassionata di tutto quello al quale abbiamo votata la nostra esistenza sarà per me la nota di Grazia e di conforto nelle lotte aspre che l'avvenire mi riserba nel nome d'Italia.

    Ti abbraccio con affetto intensissimo e con gratitudine riverente.

Tuo Giulio Ulivi

 

 Ximeniano senza data

Mio caro Giulio

   Ti confesso candidamente che se ho tardato quasi due giorni a rispondere alla tua lettera, è stato pi§ perche'non sapevo esprimermi che per altre ragioni. E'certo, il tratto di amicizia che mi hai usato del darmi subito la bella notizia è stato di come sentito e apprezzato profondamente. Che dirti avendo l'animo così pieno di simpatia, di consolazione per la tua felicità che mi è prossima come se fosse felicità mia!Tu mi intendi e basta! Solo voglio dirti e spero non lo negherai come tuo amico e insieme sacerdote, terrei molto ( se non hai di meglio) a benedire io le tue nozze colla dolce creatura che hai avuto la fortuna di incontrare nella tua vita e che ti allieterà e renderà felice anche nelle inevitabili avversità.

    Oggi non dico altro. Un mirallegro di gran cuore e un abbraccio fraterno.

    Alla tua Maria Luisa tante cose e congratulazioni sincere e a tutti gli altri ossequi rispettosi. Tuo Guido

 

P.S. Mi preme di avvertirti che ho saputo che a Spezia studiano accanitamente per ottenere i raggi... Ulivi- e mi fu detto che il traccheggiamento di Roma sia appunto in relazione a quelli studi per vedere se possono fare a meno ecc. ecc.

 

 

Dubbi:

 Nazione 18 luglio 1914

...in seguito però, allorchè altre voci si levarono a smentire le affermazioni dell'inventore-voci di uomini di scienza e di studiosi. Padre Alfani credette opportuno dire all'Ulivi: "fammi delle esperienze in privato, magari, tanto ch'io possa avere un arma sicura per poterti difendere da qualsiasi voce calunniosa. Fai l'esperimento dove credi più  opportuno; magari nel tuo giardino a due tre metri di distanza."

 

Corriere della sera 18 luglio 1914

Il matrimonio sconsigliato

Questi fatti fecero sorgere in padre Alfani la convinzione che l'Ulivi non fosse sincero... Sabato 11 Fornari si recò da Alfani per pregarlo di celebrare lui il matrimonio della figlia Maria con l'Ulivi, fissato per il 16 Luglio, l'Alfani rispose recisamente:

Questo matrimonio è bene che non si faccia.

-Perché?-chiese con angoscia il vecchio ufficiale.

-Perchésua figlia non puòappartenere ad un uomo che ha ingannato gli amici e la patria e che persiste ancora nel suo triste inganno.

La stampa 18 Luglio 1914

...Quando i dubbi intorno a lui si fecero insistenti ...gli chiesi che facesse per me degli esperimenti...L'Ulivi mi promise subito quel che gli chiedevo ma da quel giorno non si fece più vivo...Qualcuno mi riferì il colloquio "io non faccio gli esperimenti a P.Alfani. Perche'devo prendere delle lezioni da lui?" Ne rimasi quasi offeso..

... allora apersi gli occhi all'ammiraglio Fornari... e lo convinsi a differire le nozze fino a quando non si fosse rassicurato sul conto del suo futuro genero.

 

corriere della sera 19 luglio 1914

le scintille di risonanza

Il prof Battelli nel maggio scorso sollevò non pochi dubbi sull'invenzione

 

i dubbi del sen. Righi sulla scoperta dell'ing Ulivi

Un collaboratore del resto del carlino intervistò a Montecatini il sen Augusto Righi il quale disse che bisogna distinguere i fatti dalle spiegazioni che se ne possono dare "Quanto ai fatti asseriti bisogna sperare che essi siano genuini...ma quanto alle spiegazioni non mi perito di asserire che quelle da lui messe avanti sinora sono in gran parte inaccettabili.

 

Sviluppi imprevedibili:

Tribuna 18 luglio 1914

L'Ing Ulivi fugge con la fidanzata alla vigilia dei suoi esperimenti radiobalistici a Firenze.

....L'ing. Ulivi era venuto tra noi otto mesi fa. Nativo di Borgo s.Lorenzo aveva stabilito il suo laboratorio in via Fra Giovanni Angelico ,26....

La bomba fatale: Alcuni industriali milanesi trattarono con l'Ulivi la costituzione di una società anonima per lo sfruttamento industriale dell'invenzione... I tre milanesi, Bollardi, la Motta ed un terzo del quale ci sfugge il nome, vennero a Firenze e si accordarono con l'Ulivi di fare alcuni esperimenti decisivi. L'Ulivi si impegnò a far esplodere dal piazzale Michelangelo le due bombe preparate dai  milanesi ed eventualmente una terza che essi avrebbero gettato in Arno nei pressi dell'Albereta. I tre milanesi volendo essere ben sicuri della serietà dell'invenzione si recarono da padre Alfani e riuscirono a persuaderlo a preparare lui stesso la terza bomba. Questa venne così formata: dentro una grossa latta da biscotti venne rinchiuso un fagotto di un chilo di polvere da caccia, involtato a sua volta in un pezzo di guttaperca e calzato all'interno con trucioli di sughero. Tutto era pronto per l'esperimento ma P Alfani che aveva dimostrato di non aver più la fiducia di una volta disse "Vedranno che anche questa qui non scoppiera'" Difatti nel pomeriggio, all'ora stabilita,L'Ulivi mandò  a dire ai tre signori che il rocchetto di Ruhmkorff che era la parte essenziale del suo apparecchio  si era guastato... venne cosi deciso che gli esperimenti sarebbero stati rimandati a domani, venerdi'...

L'ing. Ulivi querelato per ratto

riassumendo il testo nel giornale nel quale si evidenzia e si descrive la drammatica scoperta della fuga da parte del padre e di una lettera per mano della figlia che dice: Cari genitori

Vi chiedo perdono dell'atto che sto per compiere. Credete non faccio nulla di male. Io sono partita perché voglio chiarire la verità su Giulio. Vi terròcontinuamente informati. Sono felice.

Maria.

Maria Luisa Fornari era un bel bocconcino di 19 anni, perciò minorenne, e la denuncia che fu inoltrata dal padre fu di ratto di minorenne, ed avrebbe potuto costare cara all'Ulivi.

 

resto del Carlino 17 luglio

Le incertezze sulla scoperta dell'ing Ulivi, un intervista col senatore Righi.

Firenze,16 ore 23.nCome è noto domani avranno luogo in Firenze i definitivi esperimenti dell'ing. Ulivi, l'inventore della radiobalistica. Su di esse ho voluto interrogare un grande maestro della scienza, il sen Augusto Righi che ho saputo trovarsi a Montecatini... Il senatore è molto cortese... ha vinto la sua riluttanza a concedere interviste... Egli, come si conviene ad uno scienziato ha voluto mantenere il riserbo nelle sue dichiarazioni  in ogni modo è d'accordo con quanto dice il sen. Corbino. Dunque, bisogna credere poco all'Ulivi?-ecco: bisogna distinguere i fatti dalle spiegazioni  che se ne possono dedurre. Quanto ai fatti asseriti, bisogna sperare, anche per il decoro della nostra stampa quotidiana e con tanta benevolenza, che siano genuini. Ma quanto alle spiegazioni non mi perito di asserire che quelle da lui  messe avanti sinora sono in gran parte inaccettabili... Non è raro che solo dopo aver realizzato nuovi fenomeni preveduti in base ad erronei ragionamenti, si riesca a spiegarli in modo soddisfacente. Prescindendo dalla quistione che le onde elettromagnetiche possano provocare o no scintille entro involucri metallici, resta il fatto che i raggi invocati dall'Ulivi, la cui lunghezza d'onda sarebbe intermedia fra quella dei raggi calorifici e quella dei raggi elettromagnetici della massima frequenza, non furono sinora generati a volontà. Ad essi egli attribuisce effetti che richiamano un poco quelli dei raggi adoperati dagli abitanti di Marte in un noto romanzo fantastico di Well. I raggi dell'Ulivi nascondono forse una stupefacente ed ad arte dissimulata scoperta? O semplicemente egli ha trovato un metodo di produrre vibrazioni elettriche assai più frequenti di quelle da me ottenute una ventina di anni fa, nonché di quelle ancora più frequenti realizzate col medesimo apparecchio ridotta a dimensioni quasi microscopiche dal russo Lebedew? Sino a prova contraria non ne sono persuaso affatto.

-e all'estero sono stati fatti tentativi analoghi a quelli dell'Ulivi?-

Lo stesso Ulivi circa un anno fa fece le sue esperienze in Francia in presenza di delegati di quel ministero della Guerra. I giornali tacquero i risultati ottenuti. Forse il nostro Governo avraà saputo o potra sapere qualcosa per via diplomatica.

 

i nodi vengono al pettine:

nazione 17 luglio

l'ing. Ulivi rapisce la figlia dell'ammiraglio Fornari e fugge per ignoti lidi

...e'scoppiata una bomba inattesa. L'inventore e'fuggito con la sua fidanzata!

...un poco di cronistoria.

Da quando il senator Paternò suscitò in Senato, intorno al caso Ulivi, le dichiarazioni del Ministro della Guerra, ebbe inizio la parabola discendente della fama dell'ingegnere. Di contro alle dichiarazioni nette e sicure del ministro della guerra, parve assai magra cosa quella lettera che l'ing. Ulivi fece pubblicare sui giornali. In quel documento non c'era più il solito Ulivi fermo e chiaro, pieno di fiducia in se e pieno di serenità. Il Ministro della Guerra aveva detto pressappoco così :"venne l'ing. Ulivi a proporci la sua invenzione. Nominammo una commissione, fu fissato un giorno per gli esperimenti.I l giorno venne:ma non venne l'inventore. Egli ci fece sapere che il suo apparecchio si era improvvisamente guastato. E le cose sono a questo punto, l'ing. Ulivi non si è fatto più vivo."

Ulivi rispose con una lettera del seguente tenore

"egr. sig. direttore, ho letto sui giornali il resoconto dell'interpellanza al senato.... non avendo il resoconto ufficiale stenografico di quanto i proposito è stato detto credo mio stretto dovere non fare commenti. Di tutte le polemiche fatte intorno alla mia scoperta io non posso e non voglio occuparmi...Ho constatato che le polemiche e l'interpellanze in sostanza tendono a penetrare il mio segreto...Ma io nel raccoglimento del mio laboratorio ho lavorato assiduamente per perfezionare sempre di più i miei strumenti per renderli adatti ad una serie di esperimenti ufficiali che tra breve verranno eseguiti. Ragioni di altissimo interesse scientifico e pratico, e non altro, mi consigliarono di differire di qualche tempo questi esperimenti...che nel decorso anno qui e all'estero con dispositivi rudimentali e con mezzi non adeguati agli effetti pure si sono ottenuti risultati al di la di ogni mia speranza e previsione. Tra qualche giorno sarà provato alla luce meridiana che io non poteva e non doveva tenere una diversa linea di condotta anche di fronte al Governo. Fino a quel momento spero si vorrà far tacere ogni legittima impazienza nell'interesse supremo della scienza e della Patria, ponendo fine a questa gazzarra che mi infastidisce e mi addolora..."

L'opposizione recisa a sottomettersi alle prove richieste portò l'ammiraglio Fornari a mettere come condizione sine qua non al matrimonio con sua figlia, rigorose prove della serietà dell'invenzione....Dopo dinieghi, Ulivi fu disposto a provare su una bomba confezionata da P.Alfani, l'esplosivo fu prontamente confezionato ma all'ultimora l'inventore fece sapere che l'apparecchio si era nuovamemte guastato. Si sapeva che aveva trovato anche mecenati che lo avevano munito di biglietti da mille, cinque o sei persone, sembra, le quali si erano obbligate per 20000 lire ciascuno. Fra questi oblatori pare fossero il conte e la contessa Capponi. In questo momento è in contatto presso l'hotel porta Rossa con tre milanesi, industriali con buon portafoglio: Lamotta, Bollardi e Pallavicini. Si stavano preparando per le prove quando è avvenuta la gran fuga.

Si narra di offerte favolose provenute da ogni parte del mondo, milioni su milioni. Si parla che una nota casa si era detta disposta a versare due milioni in più di qualsiasi altra offerta, ma Ulivi, per amor di patria non avesse accettato.

 

Si racconta anche questa

Alla vigilia delle prove l'ingegnere stava smontando completamente i suoi macchinari. Alla domanda del meccanico che non ne capiva la regione rispose: Eh! caro mio! Gravi eventi stanno per compiersi... C'e'odore di polvere...l a Patria mi reclama...

commenti di un grande amico:

nuovo giornale 18 luglio

il caso Ulivi

Eschilo dice che è costume degli uomini di vibrare ancora un calcio su chi cadde. Pare che Giulio Ulivi sia caduto, ragione per aggravare col ludibrio la sua jattura... ma poiché sono stato il primo ad occuparmi di lui in Italia rimanendo fino ad ieri uno dei suoi difensori più ardenti e convinti... occorre che mi giustifichi davanti ai lettori? Ho sbagliato e basta... resta il caso Ulivi ...intricato, enigmatico, pieno di misteri curiosissimi, di contraddizioni inconciliabili. Giulio Ulivi non è uno di quegli uomini di cui si possa fare un giudizio spicciativo, è una figura il cui esame lascia stranamente perplessi. Non basta dire che è un imbroglione. Non basta dire che è un pazzo, un bisbetico uno stravagante, un impulsivo. Mai più un bizzarro accozzo di contraddizioni capricciose siè 'mescolato ad un ingegno più pronto, piu'acuto, una malizia così sottile, un'astuzia più infernale una franchezza e precisione di parola più stupefacente, più persuasiva... io l'ho difeso dai primi sospetti, l'ho assistito, sostenuto... io che sono stato il primo dei suoi zimbelli, il più pertinace dei suoi infinocchiati... ed ora che vedo il mio Eurialo avvinto in mezzo ai nemici e senza speranza di scampo, dopo aver scagliato nella turba dei suoi oppressori i miei dardi, non mi resta che offrirmi, Niso fedele, ai colpi della vendetta immancabile gridando "Me me-adsum qui feci-in me convertite ferrum ,o Rutuli! "

Questo articolo è firmato Giosue'Borsi, intelligente collaboratore di giornali, amico intimo di p. Alfani e poeta soldato, morto eroicamente poco dopo questi fatti, nel 1915, all'inizio della prima guerra mentre, come  sottotenente, assaltava una trincea nemica alla testa dei suoi soldati.

Nello stesso articolo viene fornita una altra versione della lettera lasciata dalla Fornari ai genitori :

Carissimi, non farò niente di male, ve lo giuro. Voglio sapere soltanto la verità. Vi prego di non ricorrere a questure o cose simili; penso alla mamma ed al caro babbo, adesso sono felice.

Naturalmente la questura fu subito avvertita. l'articolo prosegue:

quanto al modo in cui l'Ulivi potà mettersi in contatto con la fidanzata malgrado l'espressa proibizione, risulta che la domestica di casa, certa Palmira, ragazza piuttosto sempliciotta e rozza,aveva nascostamente portata una lettera alla signorina. La lettera è stata consegnata alle 14 e 20 ma fin d'allora la signorina Maria non aveva dato il minimo segno di turbamento mostrandosi del suo solito umore.

Come passò la giornata Ulivi

Terminati i suoi preparativi l'ingegnere verso le 11si reco a colazione al gran caffè posto in piazza Beccaria in compagnia del cav. Barbetti, del sig. Della Valle e del meccanico Morosi. Poi si congedò dagli amici che non lo hanno più visto. Alle 12 caricò la sua automobile. Egli si era vestito con un abito elegante, senza spolverina come se avesse dovuto far una semplice passeggiata.

Un segnale?

Al momento della partenza l'Ulivi incendiò nel suo giardino due razzi detonanti. Tutto è da credere che fosse un segnale per la sig.na Fornari.

Un creditore dell'Ulivi

-timori e sospetti-l'Ulivi paga per non essere disturbato nei suoi piani. Nel dettagliato articolo appare che praticamente non ha lasciato debiti, salvo qualche problema col suo fotografo, anzi aveva lasciato una certa somma al Fornari per redimere eventuali questioni.

La sera 18 luglio

Scienza massonica

... l'Ulivi era un massone, un "trenta", una delle più alte posizioni nella gerarchia ed il 24 giugno scorso la "rispettabile loggia Giuseppe Mazzini" di Roma invitava i cari fratelli ad assistere nelle sue sale ad una conferenza del fratello Ulivi sulla famosa invenzione. Scienza e massoneria, ecco un connubio curioso, ma anche assai istruttivo. Esso può darci un saggio di quella mentalità massonica che abbiamo tante volte rilevata per la sua meschinità...un poco di Buchner frammischiato ai riti di Hiram ed ai simboli della cabala caldea... cosa si può pretendere di scientifico all'ombra delle colonne massoniche fregiate di lettere misteriose, tra squadre e compassi, fiaccole e spade? Qualche puerile impiastricciamento di vecchi principii ormai superati da un pezzo, qualche vaniloquio fatto da risibili astrazioni materialistico-umanitarie........firmato Simplicio

L'avvenire d'Italia 18 luglio

la loggia feriana in sobbuglio

L'Ulivi era, come sapete, un fratello influente della massoneria di rito scozzese... questa disgrazia capita in questa famiglia massonica proprio in un momento criticissimo in quanto proprio in questi giorni il rito del comm. Frera si sta sfasciando...

il resto del carlino 18 luglio

Invenzione vera e appropriazione falsa.Ulivi preceduto da Marconi e dal Löwy

... come mai la marina ha potuto fare per conto suo alla Spezia degli esperimenti consimili a quelli dell'Ulivi?.....perchè dei famosi raggi infrarossi si era servito Marconi ai primordi della sua invenzioni?   e misurare la posizione dell'ostacolo incontrato mediante il radiotelemetro di Löwy si sapeva già da un pezzo.... 

La sera 18 luglio

Gli esperimenti aviatori a Foligno.

...dopo aver raccontato di certi esperimenti aviatori fatti dal nostro eroe a Foligno, che vedremo meglio in un articolo seguente, il giornale si domanda:

L'Ulivi e la Fidanzata sono già all'estero?

 

Avvenire d'italia 18 luglio

Il precedente parigino della pretesa invenzione.

L'articolo dice che nel 13 l'Ulivi ebbe il suo quarto d'ora di notorietà a Parigi, notato da un ricchissimo proprietario di uno yacht fece degli esperimenti facendo scoppiare le bombe in mare ,da se stesso confezionate. Quando gli fu chiesto di farne scoppiare di quelle confezionate da altri, l'apparecchiatura improvvisamente si guastò: la dinamo si e'guastata...questa volta un interruttore non vuole funzionare... questo di fronte ai membri della commissione militare. (Questi raggi allora gli chiamava raggi "F", poi divennero"M"dalla iniziale del nome della fidanzata Maria Fornari.) L'Ulivi era a Parigi nel 1907 addetto in qualità di conduttore di automobile, l'unico ramo nel quale sembrava essersi specializzato.

La stampa 18 luglio

un colloquio con p. Alfani

.......Solo di recente io capitai all'officina ed ebbi occasione di vedere l'antenne con cui l'Ulivi diceva di dirigere le onde hertziane a 18 km. Fu così che ebbi i miei primi forti dubbi sull'invenzione.....

Nazione 19 luglio 1914

lettera di p. Alfani ad Ulivi (mai recapitata per richiesta di Fornari)

Caro Giulio, è con dolore profondo che questa volta mi decido a scriverti mentre prima, tu lo sai, era per me una festa. Ma purtroppo le circostanze e sopratutto l'animo mio leale ed onesto mi impongono questo dovere; e davanti al dovere non posso esitare.

E'superfluo credo ricordarti la parte affettiva e affettuosa che io ho preso per te davanti agli amici e davanti ai nemici, contrari per la tua idea ma amici come italiani, come  studiosi. Ma poi dietro il tuo contegno inesplicabile e gli attacchi avversari, ti chiesi in nome dell'amicizia che tu  mi fornissi una valida arma per continuare a combattere per te e con te; lasciami assistere ad una dimostrazione del tuo ritrovato. E questo, più o meno lealmente, me lo hai rifiutato. Ora come comprendi bene, lasciando da parte il dolore che mi ha recato questo più o meno leale rifiuto, io, per la mia serietà e onestà scientifica non posso più oltre permettere che il mio nome, la mia persona restino coinvolti in un affare così dubbio, troppo dubbio, dirò anche per il tuo modo di comportarti. Perciò, sebbene con dolore, mi preme dirti che, come finora sono stato pubblicamente schierato dalla tua parte, ora mi trovo costretto a ritirarmi pubblicamente. E'un passo, te lo ripeto, per me dolorosissimo al quale non avrei mai pensato di dover giungere; ma mi ci trovo costretto. Credo pure dovere di lealtà portare a tua conoscenza che di quanto ho scritto farò parte anche all'ammiraglio Fornari Saluti

 

Cosa dichiarano i milanesi

...i tre milanesi si dichiarano vittime come gli altri..

cosa dice il padre dell'Ulivi

Egliè'sempre stato un poco al di fuori di quanto faceva suo figlio. Andò a trovarlo nei primi tempi nell'officina di via Angelico a notò che le sue visite non erano ben accette. Una volta venne ad aprirgli l'ammiraglio Fornari, il quale gli disse che suo figlio non poteva riceverlo perchè era occupato e che da allora in avanti per tutte le notizie che desiderava avere doveva rivolgersi a lui. Io me ne andai, dice il vecchio Ulivi, e non ci tornai mai più.

Giulio venne qualche volta a trovarmi ma non mi parlava mai dei suoi affari. Venne l'ultima volta giovedì nel pomeriggio; ci disse che la sera sarebbe partito per Roma. Mi baciò però partendo, cosa che non faceva mai, e poi nella strada, voltandosi in su, mentre io dalla finestra lo salutavo, mi dette uno sguardo strano, che non ho potuto ancora dimenticare... Giulio fu sempre un po strano di carattere. Molto intelligente ma incostante e non riuscì mai ad occuparsi della stessa cosa seriamente per parecchio tempo. Fece i primi studi a Firenze, ma non finì l'istituto tecnico. Vedendo che aveva poca voglia di studiare, lo mandai alla scuola industriale di Verona. Egli non finì neppur lì gli studi; ma intanto Giulio aveva compiti 21 anni: io gli feci un giorno un bel discorso, gli consegnai quelle poche migliaia di lire che sua madre gli aveva lasciate perchè cominciasse una carriera,e d egli fu indipendente. Mise su un piccolo studio in via degli Alfani e cominciò a costruire piccoli apparecchi di sua invenzione cercando di venderne il brevetto. Ma dopo pochi mesi partì per la Germani, fu in Francia ed in Inghilterra, ma ben di rado ebbi sue notizie. Solo l'anno scorso mentre si trovava a Le Havre, cominciò a scriver più spesso e a dirci delle esperienze che stava facendo sulla nave di un ricco inglese. L'anno scorso nell'ottobre Giulio tornò a Firenze e venne a stare da noi, poi in vi Angelico. Un giorno mi invitò dall'ammiraglio Fornari e dopo pranzo mi disse di aver chiesto la mano di sua figlia. Io naturalmente mi dimostrai lieto della cosa, ma in fondo non lo ero... Se l'invenzione andasse male, come fareste a vivere?...certo lui è sempre stato un ragazzo un po buffo:l 'ingegno non gli manca anzi, ma io ho paura che l'abbia fatta grossa questa volta...

 

L' On .Pescetti intermediario tra l'ing .Ulivi ed il Ministero della guerra.

... L'on Pescetti, socialista, è tra i più direttamente gabbati...

chi fornì le bombe per gli esperimenti

Fu il cav. Pietro Fantappiè proprietario della nota ditta che ha sede in via dei Neri....

Giornale d' italia 18 luglio

il romanzo dell'ing Ulivi

Le vittime dell'inventore: L'Ulivi ha fatto le sue vittime in tutti i campi, non ha risparmiato principi di sangue, generali, personalita'illustri dell'arte e della scienza, sacerdoti e diplomatici ed anche una schiera numerosa di giornalisti che troppo facilmente avevano creduto nelle sue parole. Ben altrimenti si comportò la stampa dinanzi alla scoperta di Marconi. Fin dal giorno delle pur vittoriose prove,l a stampa fu ben circospetta...

La Tribuna 19 luglio

i due fuggiaschi di passaggio a Bologna

... in questura di Bologna il telegramma della fuga dei due fu recapitato con alquanto ritardo... E'stato risaputo che l'ing. ulivi e la sig.na Fornari verso mezzogiorno si erano fermati a Casalecchio per fare colazione. Si aggiungeva che a Casalecchio la signorina appariva un poco pallida ma lieta, non così l'ing. Ulivi che sembrava preoccupatissimo. La colazione ordinata dai due fu parca e consumata velocemente. Quando essi risalirono sull'automobile la signorina prese il posto accanto all'ingegnere che stava al volante. Ella si aggrappò con entrambe le braccia  al braccio di lui e reclinò la testa sulla sua spalla. Il personale di servizio notò la scenetta romantica ma naturalmente non ci fece caso...

Dall'ufficio telegrafico di Bologna la signorina spedì un telegramma col testo:"io sarò brava"

L'Ulivi a Foligno

...Circa quattro anni fa, dalla Francia dove si trovava, si mise in corrispondenza con l'industriale Domenico Micheli residente a Scopoli. L'Ulivi gli fece offerta di mettersi in società per la costruzione di un areoplano. Il Micheli accettò e fece venire l'Ulivi sostenendo le spese di viaggio e fornendoli quanto era necessario per la costruzione dell'areoplano. Sempre a spese di Micheli si trattenne a Foligno parecchio tempo presentandosi coi titoli di ingegnere, professore e commendatore. Venne finalmente il giorno in cui l'Ulivi credette opportuno annunciare pubblicamente che era pronto a fare il primo volo. Un migliaio di persone accorsero sull'altipiano di Colfiorito e assistette ad una scena veramente comica. L'Ulivi vestito di maglia, su cui spiccava una testa da morto, dopo aver goduto un lauto banchetto pagato dal Micheli, abbracciò e baciò parecchi degli astanti e montò sull'aeroplano che era tutto adorno di nastri tricolori. Fece correre velocemente l'apparecchio sul terreno e quando sembrava che minacciasse di sollevarsi il pubblico ha avuto l'impressione che l'inesperto aviatore mandasse l'apparecchio a fracassarsi in un fosso. Il padre di Micheli invece prestava ancora fede alle proposte dell'aviatore e promise una bella somma in regalo se gli faceva vedere un piccolo volo, anche di pochi metri, con l'apparecchio restaurato. Per molti giorni di seguito l'Ulivi andava al campo di Marte di Foligno per tentare il volo promesso,. Si vestiva da aviatore, visitava minutamente l'areoplano e finiva sempre per trovare un futile pretesto per non tentare le vie dell'aria. L'Ulivi tenne anche una conferenza in teatro, ma chi lo ha avvicinato lo ha giudicato intelligente ma senza cultura.

Avvenire d'italia19 luglio

Dopo lo scoppio della...Bomba del pseudo ingegnere,sulle tracce dei profughi

L'ingegnere a Venezia, sa Fornari a Bologna.

L'íng Ulivi massone. Un convegno radio dinamitardo in una loggia massonica a Roma.....

...La sera del 24 giugno nella sede della loggia Mazzini in piazza del Gesù 47, Roma.

Segue il testo degli inviti.

Corriere d'Italia 19 luglio

L'Ing Ulivi a Venezia

...Da un momento all'altro c'é  da attendersi un ritorno dell'Ulivi a Firenze. Egli avrebbe scritto ad un amico che la sua fuga da Firenze e'completamente estranea dal fatto degli esperimenti e che tornerà appunto per smentire tutte le dicerie.

 

corriere della sera 19 luglio

la bomba.

...Domandatene a padre Alfani,l a cui parte in questa meravigliosa avventura anzichè diminuirlo lo onora. L'inventore è un giovane d'ingegno: anche se tutto i riducesse a una truffa, per una truffa di questo genere ci vuol dell'ingegno e tanto... padre Alfani è stato un ottimista l'anima gentile che non  oppone subito una frigida mortificante diffidenza all'annuncio di una grande scoperta... ne ha avuto in compenso un grossolano inganno? non importa. Egli ha compiuto il suo civile patriottico dovere. Ha riattestato l'obbligo, per gli scienziati, di incoraggiare anzichè scoraggiare coloro che si credono di aver fatto una scelta utile al mondo. Gli altri?...Gli altri oggi sono contenti. Conosciamo questa contentezza: è la contentezza dell'avaro... è la contentezza di quella sovrana prudenza, che non ha mai favorito nessun truffatore, ma neanche alcun inventore...

seguono le dichiarazioni dell'on Pescetti per il Ministero.

 

la nazione 20 luglio

Trucco sventato in Francia 

Ecco un documento divertentissimo della burla che l'Ulivi giocò alle autorità francesi, le quali peraltro non si fecero canzonare a lungo, dal Paris de Midi del 23 agosto 1913. Si è molto parlato delle esperienze che sono state fatte a le Havre da un giovane ingegnere italiano. Il generale Joffre potè assistere a queste esperienze,-Dove devo mettere questa cassetta di polvere?domandava l'ingegnere-datemela quà ! rispondeva il generale vado a metterla dove meglio mi piacerà -Dopo alcune ore il generale informa il giovane inventore che l'esplosivo si trovava a 25 km a 2 gradi e 35 di longitudine a ovest di Parigi.-Bene, esclamava l'Ulivi e si chiudeva nella sua cabina a bordo dello Yacht che il governo aveva messo graziosamente a sua disposizione-uno due tre, partite!

E tutti i colori dell'arcobaleno fusi nel disco di newton riflessi da innumerevoli prismi di cristallo producevano in pochi secondi i famosi raggi F il cui effetto misterioso faceva saltare l'esplosivo. Prima, seconda, terza quarta!

-pardon desse a questo punto il capitano Lefleuve, ecco un esplosivo che appartiene all'armamento di una corazzata, fatelo saltare.-benissimo, andate a metterlo a 1000 metri da qui.-Ma per un caso disgraziatissimo la macchina non volle più fabbricare i raggi F, la macchina si era guastata, il commutatore fuori posto, i prismi spostati ecc....il sig. Ulivi mandò tutti a spasso e lasciò il capitano Lefleuve e lo yacht del governo. Il capitano Lefeuvle ci diceva-....ho esaminato attentamente le scatole metalliche esse tradiscono semplicemente la grande immaginazione dell'inventore. Io non vi svelerò il suo trucco, sono caritatevole...Ah! questo Ulivi...ci ha molto divertiti.

 

nuovo giornale 20 luglio

Giulio Ulivi rintracciato

.....il piroscafo Gross Wurbrand salpava da Venezia per Trieste, mi trovavo davanti all'ing. Ulivi accompagnato da una signorina...conversai con lui...è vero rispose l'Ulivi si era fissato di compiere gli esperimenti ma il momento scelto non era opportuno...la mia partenza da Firenze non deve essere interpretata come una prova dell'insussistenza della mia invenzione, ho lasciato Firenze perché il matrimonio con la sig.na Fornari era stato subordinato al compimento delle esperienze. Ciò mi ha indignato...io ho troppa fiducia nel risultato dei miei esperimenti...e sono pronto a continuare le mie esperienze...sta ai miei accusatori trovare la pretesa mistificazione.-e dove andrà a stabilirsi?-ancora non ho deciso...ecco perchè lascio l'Italia...

una lettera della signa Fornari

 la signorina Fornari non ha mancato di dare notizie alla sua famiglia, dice che sarebbe tornata se le fosse dato il permesso a sposare l'Ulivi ed il padre ritirasse la querela verso il compagno. Nella lettera invoca anche il perdono per il suo Giulio.

l'impressione in Francia

L'Intransigent ricorda che l'Ulivi aveva offerto l'invenzione al governo francese. Fece scoppiare delle torpedini ma si rifiutò decisamente di farne esaminare il contenuto ad un tecnico. Pare che in una, aperta all'insaputa dell'Ulivi, sia stato trovato un congegno ad orologeria.

 

 le conseguenze per il povero Alfani, le ire di Stefanoni:

  Stefanoni e'conosciuto come grande detrattore di Marconi, e le sue critiche pressanti a tutta l'opera di Marconi rischiarono provocare gravi conseguenze per la scienza della radio. Ora vediamo che dopo l'insuccesso dell'Ulivi e dei dei relativi personaggi infinocchiati, si scatena:

   Cav. Stefanoni Luigi via Buonarroti, 51 ROMA

 Al reverendo Padre Alfani degli Scolopi, scienziato a Firenze.

       Leggo in questo momento nel "Giornale d'Italia"d'oggi, la narrazione della fuga del preteso inventore ing. Ulivi e delle di Lei relazioni con questo ciarlatano (che altrimenti non posso chiamare, non meritandogli le sue scoperte altro nome).

     Come mai ha lei potuto credere che fosse possibile di far esplodere una bomba in lontananza, senza nemmeno ricorrere alla azione di quegli specchi ustori; i quali, non secondo la storia, ma secondo una leggenda assai volgare, servirono ad Archimede per incendiare la flotta nemica?

       Certo fa pietà il ministro della guerra, che prende sul serio questa invenzione, senza neppure esaminarla, innanzi tutto con criterio critico; ma muove altresì a pietà la scienza, che per la bocca di Lei da una patente di scienziato ad un altro ciarlatano, quale è l'inventore della telegrafia senza fili, fuggito da Roma proprio quando io gli proponeva di scommettere tremila e anche diecimila lire, per provare se egli sapesse dare saggio controllato di poter inviare un radiotelegramma alla distanza, non di tremila chilometri, quanti egli pretendeva di poter varcare con la sua pretesa radiotelegrafia fra l'Europa e l'America, ma di soli tre chilometri; quanti cioè intercedono fra il lago di Albano Laziale ed un punto qualunque situato sulle sue rive.

      Ma Lei, reverendo padre, che crede in tutte queste bagattelle, perché non accetta la mia scommessa (di tremila lire più o meno secondo le conviene) pur di provare che senza fili si possono, non dico far esplodere delle bombe, ma neppure comunicare un telegramma qualsiasi, quando non si tratti di segnalazioni fatte mediante il suono o la luce; vale a dire percettibili alla vista od all'udito?

    Su di che starò in attesa di una sua risposta; e intanto mi pregio di dichiararmi della S.V. reverendissima dev.o  Stefanoni Luigi

 

A mano da Alfani: Non risposto

Vorrei dargli caritatevolmente dell'imbecille e del ciuco-Meglio taccia-

   

   Cav Stefanoni Luigi via Buonarroti, 51 ROMA

  Al reverendo Padre Alfani degli scolopi- FIRENZE

     Fin dal giorno 19 di questo mese, in occasione della fuga dell'ing. Ulivi, preteso inventore dello scoppio di bombe, che il dabbene ammiraglio Fornari si prestava ad immergere nell'acqua senza che scoppiassero; io le proponeva di scommettere una somma qualunque sufficiente a pagare le spese di un esperimento, che dimostrasse, non lo scoppio della bomba a distanza, ma semplicemente la possibilità di inviare alla distanza di soli tre chilometri un radiotelegramma col sistema Marconi da lei tanto lodato.

     Ho atteso invano una sua risposta che confermasse, modificasse o ritirasse quelle sue affermazioni intorno alla pretesa radiotelegrafia; ma mi avvedo che lei non ha alcuna intenzione di farsi vivo.

     Dopo avere speso decine di migliaia di lire in pubblicazioni tendenti a mettere in essere la ciarlataneria marconiana, non si stupirà se io mi risento di un silenzio che stimo offensivo, sia alla lealtà che dovrebbe sempre mostrare un ecclesiastico, sia a quella scienza di cui lei è, o dovrebbe essere l'antesignano.

     Non si meravigli pertanto se io la invito di nuovo a pronunciarsi fra le mie negazioni e le affermazioni di Guglielmo Marconi, od almeno a discuterle; giacchè ove lei credesse savio partito quello di trincerarsi nel silenzio, mi obbligherebbe ad esporre al pubblico questa rincresciosa, e certo per lei non onorevole controversia.

   Mi dichiaro della S.V. devotissimo

Roma li 30 luglio 1914   Stefanoni Luigi.

 

Storia: Costruito a Scopoli nel 1910 il primo aereo "tutto umbro e tutto italiano"
di Lanfranco Cesari

  
Lo realizzò l’industriale Domenico Micheli in collaborazione con l’ingegnere Giulio Ulivi dell'"Auto Ecole" di Parigi
 
A meno di sette anni dal primo volo di un aereo a motore, il "Flyer" dei fratelli Wright (17 dicembre 1903), viene costruito a Scopoli il primo aereo a motore "tutto umbro e tutto italiano". E' - stando alle cronache dell ' epoca - il primo aereo umbro e il primo (addirittura) aereo costruito interamente in Italia. A realizzarlo, nel 1910, è l'industriale Domenico Micheli, esperto di meccanica e proprietario a Scopoli, industriosa frazione del Comune di Foligno, di un cotonificio con "annessa officina generatrice di elettricità". Non nuovo all'esperienza del volo, Micheli (fondatore anche di una Società Anonima di Costruzioni Aeronautiche - SAICA - attiva in Foligno di concerto con le officine di Scopoli), già una decina d'anni prima, aveva costruito un apparecchio ad elica sul quale era stato fatto salire, per il volo d'esordio sulla pianura di Colfiorito, il sarto del paese Antonio Bellatreccia. L'apparecchio però, pur assicurato ad una corda per regolarne il decollo, era precipitato sopra un noce, subendo danni, ma senza conseguenze per l'improvvisato pilota. Al nuovo, ambizioso progetto dell'aviatore" di Scopoli è ora interessato anche l'ingegner Giulio Ulivi, professore di meccanica teoretica all'Auto Ecole di Parigi, giunto appositamente a Foligno "per unirsi a lui nella costruzione del velivolo".

Dai prati di Colfiorito al Campo di Marte di Foligno

Al 15 ottobre 1910 la Gazzetta di Foligno annuncia che "il signor Domenico Micheli di Scopoli ha ultimato il suo magnifico aeroplano e l'ha condotto alla pianura di Colfiorito per gli opportuni esperimenti...". L'aereo, con il "valente ingegnere" ai comandi, nel "prendere la rincorsa che precede il suo sollevamento", urta però il ciglio di un fosso rompendo l'elica e subendo danni in varie altre parti. Ne esce comunque illeso l'ardito "conducente". L'insuccesso di questa prima "prova dell'aria", svoltasi davanti ad una folla considerevole giunta anche da Foligno e dai paesi vicini, non compromette tuttavia l'"ottimismo" manifestato dalla Gazzetta, ma il perdurare di condizioni meteorologiche diventate poco favorevoli consiglia di sospendere le prove e di rinviare il "battesimo dell'aria" del "monoplano", al quale viene dato il nome di Maria (lo stesso nome di una figlia del suo ideatore-costruttore). E in considerazione della stagione avanzata, il Micheli decide anche di abbandonare i prati di Pistia (Colfiorito) per continuare gli esperimenti al Campo di Marte di Foligno, "quando il tempo sarà più propizio".

Il monoplano è esposto nella palestra ginnastica di Foligno. Sue caratteristiche

II 5 novembre 1910 la Gazzetta da questa notizia: "L'aeroplano Micheli (trasferito a Foligno) trovasi attualmente nella palestra ginnastica (ex chiesa di S. Domenico, oggi Auditorium) ed è visibile a chiunque si munisca di un biglietto d'ingresso di 50 centesimi", da devolversi in beneficienza.
L'apparecchio è "un monoplano che misura 7,20 metri di lunghezza, 8,02 metri di larghezza, pesa 225 Kg. ed è di una "leggerezza" e di una semplicità meravigliosa e di una bellezza tale da sembrare una farfalla o più propriamente una libellula...".
Il "Maria" è capace di "sollevare" due persone. "La sua velocità di innalzamento è di circa 48 chilometri l'ora, la sua velocità massima in aria calma di circa 78 chilometri. Il motore è un "Anzani" tipo speciale da corsa che sviluppa oltre 30 cavalli dinamici ed aziona, a 1350 giri al minuto, un'elica in legno monoblocco a passo progressivo (studiata e costruita nelle officine Micheli) che produce una trazione continua di oltre 120 chilometri".
Il 19 novembre 1910, pur informando che l'ingegner Ulivi, al Campo di Marte di Foligno, ha continuato le "prove" che hanno avuto soddisfacenti risultati, la Gazzetta di Foligno annuncia che sarà comunque dato opportuno avviso del giorno in cui verrà effettuato il volo "ufficiale". L'attesa del pubblico e dei tanti appassionati che seguono con vivo interesse il "curriculum" del Maria andrà, però, purtroppo delusa. Quell'avviso, infatti, non verrà mai dato.
Le prove saranno ancora una volta rinviate e poi definitivamente sospese. Se l'aereo non è riuscito a librarsi in aria, la causa pare debba attribuirsi alla "pesantezza" della coda, non proporzionata al "peso" delle ali.

Una...bella pagina nell'affascinante libro del volo

L'ingegner Ulivi, ben pagato e ben trattato, esce di scena "allontanandosi" con le foto e i disegni dell'aeroplano, ma con la promessa di ritornare, nella buona stagione, per portare a compimento gli esperimenti.
Invece, non si farà più vivo. Sarà ancora attivo come progettista e costruttore di aerei (anche per conto di un gruppo capitalistico inglese), uno dei quali del tutto simile al "Maria" di Domenico Micheli. Deluso e amareggiato per l'imprevisto e "sfortunato" epilogo di questa vicenda, il Micheli non vorrà più parlarne, neanche in casa con i familiari. Per un' impresa del genere egli ha anche speso molto denaro. Solo il motore dell'aereo gli è costato 1.800 lire. Il "Maria" sarà portato all'interno del Castello di Scopoli, allora di proprietà dei Micheli, dove avverrà, col passare degli anni, la sua lenta e graduale distruzione. Così finirà il primo aeroplano "tutto umbro e tutto italiano" e svanirà il sogno di Domenico Micheli, coraggioso costruttore di macchine volanti, che merita comunque di essere ricordato fra coloro che hanno scritto le prime affascinanti pagine del grande libro del volo.
Il "Maria", in tutto simile al "Bleroit" (diverso solo nella forma dei timoni e degli impennaggi), se ha avuto precluse le... vie del cielo, è stato, "in terra", un'ammiratissima "macchina alata", comunque destinata a suscitare la simpatia, la curiosità e l'interesse degli esperti, degli appassionati del volo e di un "vasto" pubblico, che ne ha atteso invano... il decollo. Domenico Micheli muore a Scopoli il 12 luglio 1932, a 56 anni. Consigliere comunale dal 1907 al 1920 con i sindaci Pierani, Abbiati e Maneschi, ha anche svolto, nell'amministrazione Maneschi, l'incarico di assessore supplente nel settore dei servizi sociali.


   l'ingegner Giulio Ulivi "ai comandi" del "Maria"    Domenico Micheli e l'ingegner Ulivi osservano la loro "creatura"    Monoplano Blériot XI dotato di motore da motocicletta italiano costruito da Alessandro Anzani, proprio come quello usato per il "Maria"


Il "Maria" esposto nella palestra ginnastica di Foligno (oggi Auditorium San Domenico), nel 1910. Nella foto a sinistra, con l'ingegner Giulio Ulivi "ai comandi", al centro, con Domenico Micheli e l'ingegner Ulivi, (archivio Luciano Gregori). Nella foto di destra, invece, un monoplano Blériot XI dotato di motore da motocicletta italiano costruito da Alessandro Anzani, proprio come quello usato per il "Maria"

>>> Storia Aeroporto 
 

 

PARIS, Aug. 26. -- You have already learned by cable of the wonderful feats of an Italian inventor named Giulio Ulivi, who in the presence of a crowd of French army officers at Havre blew up mines and exploded stores of ammunition at a distance of several thousand yards by means of an invention operated by what the inventor calls his F rays.

EXPLOSIVE FEATS OF GIULIO ULIVI How He Blew Up Mines and Stores of Powder Without Contact at Havre. SECRET OF HIS F RAYS Marveling French Officers Now Doubtful Because He Makes the Explosives Used. PARIS, Aug. 26. -- You have already learned by cable of the wonderful feats of an Italian inventor named Giulio Ulivi, who in the presence of a crowd of French army officers at Havre blew up mines and exploded stores of ammunition at a distance of several thousand yards by means of an invention operated by what the inventor calls his F rays. Just now, however, doubt has entered the minds of the marveling , for it is alleged that Sis-nor Uli can only detonate those explosives manufactured by himself. Signor Ulivi, though but 33 years of age, is described as a marvel of an inventive genius, something like an Italian Edison. -ho cn invent or discover something new every day. He came to Paris at the age of 27, in the year 1907, and rt took a fancy to motoring. He had scarcely learned to drive a car and a-tered its mechanism when he suggested several improvements. The proprietors of the garage where he received his first lessons in driving were so pleased that they offered him a contract for a year. lie speaks fluently English, French, German, Spanish, and, of course, his native language. His brain is teeming with ideas, and he tlk fluently on every subject, even such as are not connected with engineering. J One of the first inventions was to record the exact speed of a motor car at any given moment, which, it is said, put all end to the system og.police traps, which flourished in France at that time as much as it did in England. If a car was noted by a policeman as having exceeded the speed limit, the automatic I Ivecord was there at once to prove what the exact speed was. Signor UE'oi was laet asked by aa ItaJian firm to supply them with some improvements in aviation- He set tO work. and in a few produced an aeroplane of an new design. What became of it is not known, as he has scarcely fin-[ one invention when he turns toI another. I For a while S'gnor Ulivi devoted him- i self to farming implements, and invented a motor plow and all kinds of I motor machinery for agriculture. He is always looking for new fields of , and nis mind seems to create with all the ease of a magician. For some time he devoted his attent;on to the infra-red rays, which have been called the F rays. He suddenly left all his other occupations and work{-d hard in an atelier at Asnii-res on som marvelous scheme that he had con,:. The French Government, it was said, was encouraging him and , him, and Gen. Joffre. Chief-of the General Staff. went to see h m at work. The secret of these visits finally leaked out. It was said that the new wizard had found a way of explosives at a distance of ten miles. Gem Joffre asked him to try to perfect his invention so as to be able to do ,.t at a distance of fifteen m:.les or more. The eng.neer before long sad that he had succeeded, and could now blow up a vessel or a powder depot at a of fifteen or twenty miles. Tests were to be made at Havre. and when the preparations were coml,h-te G,I1. Joffre and all the officers of the General Staff went to witness the experiments But here is where the violent controversy starts. According to the reports of some, the tests astounded the offi,?e-s lut according to other reports they wet away suspecting that the whole thing was a mystification. A writer in The Eclafir gives the follow.inS account: "The result of the experiments was the world over. The success was said to have been marvelous. But a doubt has arisen. The F rays, lnx, ented by a professor of ancy, are a illusion." The owner of a pleasure yacht, an Englishman, is said to have taken a special interest in the experiments, as well as the French officers. Ceil. Joffre decided to go to Havre before going to the manoeuvres in Iussiau ]He was accompanied by Gen. Curires de Castelnau, Assistant Chief of the Staff. and by Capt. Cloitre, delegate of the ._Iinlster of %%'ar. and Commaldant Ferric, chief of the wireless se_,'vlr_ The .first te.-t was made at Vtliiers-sur-Mer. Submarine mines were lai-ed t intervals of 600 yards. There were ten of these mines, extending, therefore, over a distance of some 6,000 yards, In the presence of the officers savor Slilri manipulated several levers for the , he said, of directing The Adrianople Steeplejack -- Take good care of the cross, Ibrahim, we may need it again. -- From Simplicissimus. l the F rays, and one after another the .submarine mines exploded. It was as 'if the thing had been done by magic. Gen. Joffre was impressed. "This is marvelous:" he aid, "but what we want in ease of wr is to blo up the powder deposits and ammunition stores in a fortress. Can you do that?" "I can," said the inventor. Preparations were at once made. Caissons of /on were placed in an old fort, and covered with cement. Signor Ulivi blew them up with astounding facility For three nights the' officers who had come to see these tests were unable to sleep. They saw the enemy s ships blown up twenty m/les out to sea, fortresses fly into the air at the touch of magic buttons, and all the enemy s airships and powder supplies wiped out of in a few seconds. What was war coming to if they had such a wonderful secret at their command? Their illusions, however, it 'is alleged, were soon dispelled, or at least their con 02. -re , when the.v pP. ed the engineer with questions. His explanations seemed to be awkward, and in many cases They were contrary to well-known scientific facts, as if the inventor were not conversant with them or misunderstood them. Sometimes his allegations were contrary to his oxx-n theories, as when he said that the F rays only traversed metallic receptacles -- yet the m: he used was a steel reflector, , he said, the :'ays did not traverse. One of the members of the committee proposed to manufacture the explosives himself to be tested. From the moment l he did so Signor Ulivi, it is alleged, } found objections to further experiments. | First, his dynamo got out of order; [ then the interruptor would not work;] then the air was too damp; and, finally, [ the wires were cuL The subsequent ] experiments had to be given up, and I the officer returned to Paris in a [ quandary. I

 

Un brevetto di Ulivi

   segnatura 6597.12 Nazionale

Giulio Ulivi: Brevi parole sull'indicatore registratore di velocità per automobili, locomotive ed applicabile anche sulle navi. Brevettato in tutti gli stati.

Firenze Società Tipografica Fiorentina 33,via San Gallo,33

1904

indice:

prefazione

I genesi e descrizione sommaria dell'apparecchio

II significato del tracciato grafico dell'apparecchio

III degli usi generali e dei limiti di applicabilita'dell'apparecchio

IV conclusione.

Prefazione:

  Presentando al pubblico questa che non e'e non pretende di essere un invenzione, ma una semplice attuazione pratica di una modesta idea forse non cattiva del tutto,-e di principii teorici,-io non ho avuto altro per mira che una cosa sola:

quello di fare qualche cosa.

    Ho per principio fondamentale della mia vita e delle mie azioni che l'uomo ha il dovere di fare, e che colui che per tutta la sua vita professionale e privata ha fatto niente di suo, sia un individuo da non stimarsi molto. Imparare a saper far bene quello che altri già fecero e pensarono, non è certo sempre cosa facile e di lieve fatica; questo è vero. Ma oltre ai bisogni materiali di fare per esistere, l'uomo ha anche una dignità propria ed un dovere verso i suoi simili. La sua dignità propria deve ispirargli il sentimento di tenere a non passare per dei lunghi anni forse a traverso la vita del mondo, senza poter dire verso la sera della sua esistenza con compiacimento intimo: anch'io ho avute idee mie che ho sostenute; anch'io ho fatto qualche cosa che altri non fece. Il dovere verso i suoi simili gl'impone pur esso di pensare e riflettere molto e bene sulle forze della natura e sulle idee degli uomini, per vedere quanto sia possibile di utilizzarle, se ancora non sfruttate, in qualsiasi modo a vantaggio dell'umanità in esercizio del bene.

    Io penso che qualunque sia lo scopo di un idea, purchè questa sia umana ed onesta, debba essere iniziativa lodevole; poiché, se non altro, dimostra la buona volontà di fare dell'individuo. Ingegno, bellezza, forza sono tutte doti pregevoli che l'uomo sorte dalla natura, e delle quali può essere riconoscente al Fato che non le concede che a pochi suoi privilegiati. Ma l'avere buona volontà é una cosa che tutti dobbiamo avere ed esercitare sempre, con instancabile energia. E questo lo sapevamo anche molti anni fa, tanto che quando nacque il Nazareno corre la tradizione che gli angioli del cielo cantassero all'universo le serafiche parole "Gloria a DIo nell'alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini di buona volontà ".

    Prego quindi coloro i quali leggeranno queste mie povere parole sull'apparecchio, a volersi ricordare i miei intendimenti e del fine per il quale ho lavorato e scritto.

   Per chiudere questa breve prefazione, non trovo miglior modo che quello di rivolgere pubblici sentiti ringraziamenti a tutti coloro che nel tempo di questo mio lavoretto vollero essermi cortesi di efficaci incoraggiamenti.

Firenze ,maggio 1904

     La velocità ,rapporto fra lo spazio percorso ed il tempo impiegato a percorrerlo, è rappresentata da un numero che i moderni mezzi di locomozione cercano di elevare continuamente con una ostinazione non sempre giustificata; tanto più che in terra ferma, nelle circostanze normali, la forte velocità dei mobili rappresenta quasi sempre un grave pericolo per la vita degli uomini. Considerando in base a questo concetto come fra tutti i veicoli, quelli che comunemente sono costrutti in modo tale da raggiungere  velocità strepitose e che riescono di costante pericolo agli uomini perché muoventisi non su strade proprie, sono i cosiddetti automobili, e che i governi visto e considerato come questi veicoli abbiano purtroppo già dato origine a molti gravissimi infortuni cagionati quasi sempre dalla corsa sfrenata ed irrazionale alla quale vengono spinti sulle strade non sempre libere e facili, si trovassero a dover prendere provvedimenti tali da impedire lo eccedere di quel limite di velocità che apposita commissione di uomini competenti avesse fissato dopo serie considerazioni dei tempo e di luoghi, mi venne l'idea di studiare e di costruire un apparecchio che reso solidale col veicolo indicasse in modo sicuro al conduttore la velocità di questo, e ne tenesse registrazione visibile all'esterno dell'apparecchio medesimo...non starò adesso a rifare la storia della evoluzione lenta e laboriosa avvenuta nella mia mente...l'apparecchio è costituito da quattro parti indipendenti tra loro nella costruzione e riunite assieme all'atto del montaggio...l'apparecchio indicatore, quello registratore quello tracciatore ... e la scatola esterna.

   Per indicare la velocità occorreva un organo meccanico composto da due parti, una fissa e l'altra mobile....il regolatore di James Watt che primo se ne servì nel 1784...composto di due sfere ruotanti imperniate su due asticciole che si sollevano per forza centrifuga occorre che non siano sottoposte a nessuna scossa per funzionar bene, tanto che nelle navi non sono usate...Ho risolto questa difficoltà abbandonando completamente l'idea di dare alla massa la solita forma di due sfere, e adottando invece un dispositivo particolare, semplicissimo, perfettamente equilibrato in ogni sua posizione nello spazio, neutro affatto agli effetti della forza di gravità ed a tutte le forze esogene ed endogene accidentali che potrebbero manifestarsi nella sua massa per effetto dell' inerzia sotto l'impulso di urti sieno essi pure violenti ed improvvisi...Ho disposto un indice che segna su un quadrante graduato in chilometri la velocità tenuta dal veicolo. L'indice trascina pure nel suo movimento il carrello tracciatore...dopo aver scartato la rotella bagnata d'inchiostro   e l' elettricità nella forma di una punta di Joule scrivente....o dovuto ricorrere alla scarica esplosiva dell'elettricità, la quale per il suo doppio effetto elettrolitico e calorifico corrisponde mirabilmente ai miei desideri segnando nettamente sulla carta apposita trattata in modo opportuno con una conveniente soluzione di sale metallico, una traccia forata ben definita di colore giallo bruno scuro, inalterabile col tempo ed incancellabile...Sotto di questa punta si svolge la carta rigata avvolta in un tamburo...mosso da un congegno ad orologeria....                                                                II

...la superficie contenuta nella curva che ha per ordinate la velocità ed il tempo non è altro che lo spazio percorso. Questa superficie si misura facilmente con un planimetro, altrimenti col metodo matematico del Crotti, che viene descritto. Viene descritto anche il metodo del Simpson. Mancano entrambe le figure...

                                                              III

    Se il Governo emanasse una legge per la quale venisse proibito lo spingere le vetture automobili ad una velocità superiore a quella fissata, e disponesse che ogni vettura fosse dotata di un indicatore registratore di velocità, avendo preso opportuni provvedimenti per impedire e punire la volontaria messa fuori uso dei medesimi, essendo segnata in maniera ben distinta sui foglietti da diagrammi la linea corrispondente alla velocità massima permessa...come si fa già con la pressione dei generatori di vapore, gli agenti di polizia avrebbero un controllo matematico dell'osservanza della legge da parte dei conduttori.

...Potrebbe servire negli sport...nelle locomotive...nelle navi...

(non ho trascritto che si poteva fare accendere luce verde o rossa per segnalare all'esterno la velocità dell'auto)

                                                     IV

    Io pretendo di aver ideato e fatto non certo una gran cosa, perché per farne di tali occorre  ingegno particolare sortito dalla natura; cosa non comune. Io ho solamente seguita l'idea che i fatti m'ispirarono, nel modo nel quale la mia mente ha potuto elaborarla, pretendendo solo di fare con buona volontà quello che potevo e sapevo.

     E'dovere sacro dell'uomo che vive della vita sana di una gioventù vigorosa, di lavorare con volontà e coscienza. Oggi il lavoro non solo e'una necessità, ma anche un dovere ad onore del nostro affetto, di noi stessi.

    Il lavoro è l'agente che affratella, che stinge vincoli e patti che il tempo non frange, che lascia tracce incorruttibili; e gli uomini arruolati sotto alla sua bandiera, forti della lealtà di spirito generata dall'intima pacifica contentezza d'animo derivata dal compimento di una buona azione, tenderanno sempre più verso quel limite di perfettibilità che ha per ordine primo- Amore.

 

 L'Ulivi colpisce ancora!

   Dopo questi avvenimenti Giulio sparisce di circolazione ,ma ne ho ritrovato una traccia sul libro di Mario La Stella: Il Raggio della morte.nel capitolo La relazione Ulivi ed il rapporto Hislinger.

   A quanto pare Ulivi riapparse a Lomazzo nel 1917 e con un apparecchiatura collegata addirittura alla cabina elettrica a 11000 volta dello stabilimento Somaini,cerco'di far esplodere vere bombe e veri proiettili col suo raggio.

   I risultati furono un danno allo stabilimento per stimate 360000 lire di allora: collettori di motori e trasformatori rovinati, forti scosse agli operai e conseguente periodo di inattività dello stabilimento, ed interruzioni nella centrale elettrica della Società Lombarda di Lomazzo.

   L'Autore sostiene che queste parti erano state attraversate dal raggio Ulivi,divenuto ora raggio della morte, ma io penso che questi danni siano dovuti alle forti extratensioni dovute all'introduzione di tali strane apparecchiature che si erano propagate nello stabilimento perforando gli isolanti delle macchine con conseguenti scariche anche ad alta corrente.

   Per ora non sono a conoscenza di altro e mi fermo qui.

Bramanti Giugno 98

 

 

La fuga di Ulivi lasciò costernati i suoi concittadini borghigiani che, ai tempi della gloria, lo avevano festeggiato ed invitato a conferenze a scopo di beneficenza nelle quali si era dimostrato brillantissimo. Sul giornale Messaggero  del Mugello” si trovano anche componimenti e poesie in suo onore!

In ogni modo sposò la sua Maria a Milano nel 1915. Non risultano suoi discendenti.

 

Ulivi cercò di evitare il servizio militare offrendosi per le sue famose ricerche sulla radiobalistica ad uso bellico, svolgendo il suo lavoro come civile. La proposta non fu accettata e fu richiamato all’inizio della prima guerra mondiale. A quanto pare, però, potette continuare le sue ricerche anche se l’esercito gli aveva fornito una sola delle tre stazioni radiotelegrafiche richieste per gli esperimenti. Nel frattempo subì una denuncia per disfattismo in quanto pare avesse spanto la voce che delle fabbriche del veneto si erano trasferite in luogo più sicuro prevedendo l’invasione degli austriaci. La vicenda si concluse con un proscioglimento. Nel frattempo dichiarava di avere inventato apparecchiature per la noctovisione.

E’ rammentato anche nel libro di Mario La Stella: Il Raggio della morte. Nel capitolo “La relazione Ulivi ed il rapporto Hislinger” che narra degli avvenimenti accaduti a Lomazzo nel 1917 dove, con un apparecchiatura collegata addirittura alla cabina elettrica a 11000 volt dello stabilimento Somaini, cercò di far esplodere vere bombe e veri proiettili col suo raggio.

 Come risultato si ebbe un danno allo stabilimento per stimate 360000 lire di allora: collettori di motori e trasformatori rovinati, forti scosse agli operai e conseguente periodo di inattività dello stabilimento, ed interruzioni nella centrale elettrica della Società Lombarda di Lomazzo.

   L'Autore sostiene che queste parti erano state attraversate dal raggio Ulivi, divenuto ora raggio della morte, ma io penso che questi danni siano dovuti alle forti extratensioni manifestatesi nella cabina elettrica, dovute all'introduzione di tali strane apparecchiature, che si erano propagate nello stabilimento perforando gli isolanti delle macchine con conseguenti scariche anche ad alta corrente.

 

Non ho trovato altre notizie fino che, nel 1924,  si trasferì da Lerici verso Roma. A Lerici pare avesse ripetuti esperimenti col suo raggio.

 

Nel 1936 risulta ancora vivente.

 

 

Carlo Bramanti , aggiornamento al 2006

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